67^ Biennale Cinema Venezia – Vincent Gallo (II parte)
Vincent Gallo alla Biennale è protagonista del film in concorso Essential Killing, di Jerzy Skolimowski , con il quale si aggiudica meritatamente la coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile; regista e attore di un altro film in concorso, Promises written in water e autore, nella sezione Orizzonti, del cortometraggio The Agent. Vincent Gallo (leggi anche la I parte) torna a Venezia davanti e dietro la macchina da presa quindi.
Il primo è un thriller quasi interamente senza dialoghi. Mohammed, un talebano catturato dalle forze armate americane in una valle del Nord dell’Afghanistan, viene trasportato in un centro di detenzione segreto in Europa. Il veicolo sul quale viaggia ha un incidente. Il prigioniero fugge verso la foresta innevata, alla ricerca della libertà. Troverà un mondo completamente diverso rispetto a quello della sua terra d’origine, il deserto. Braccato dall’esercito dovrà lottare fino all’ultimo sangue e uccidere per sopravvivere. Accanto ad un muto Vincent Gallo, protagonista assoluto del film, che si aggira, famelico, in ogni inquadratura, una compassionevole ed altrettanto muta Emmanuelle Seigner, che sembrerà regalargli una via d’uscita su un cavallo bianco.
Il regista Jerzy Skolimowski con la sceneggiatrice Ewa Piaskowska (Essential Killing), foto Francesca Galluccio
Per Skolimowski si tratta di un ritorno alla Mostra di Venezia, dove ha partecipato più volte sia come regista che come attore e membro della giuria. Il film, prodotto dalla Skopia Film, è una co-produzione polacca, irlandese, norvegese ed ungherese. Essential Killing indaga con ferocia e poesia il concetto di lotta per la sopravvivenza di un essere umano che tenta di portare in salvo la propria vita ormai lontana da quella che invece gli appare, negli squarci di momentanee allucinazioni, nel ricordo della moglie e del figlio. Come un animale braccato in cerca di cibo, dimentico di ogni traccia di umanità, arriva addirittura a regredire. E’ un film insolito perché, salvo la parte iniziale nella quale il protagonista è affiancato dai soldati americani, per il resto lo pone solo con il creato. Particolarità del film è l’utilizzo della macchina da presa che spesso si avvale di campi lunghissimi, di scenari che celebrano le bellezze della natura (ora il rosso del deserto afgano, ora il bianco dei boschi polacchi) in contrasto con la tematica violenta della storia. Altra caratteristica è la quasi totale assenza di dialogo, accompagnata da silenzi angoscianti; la struttura narrativa si affida infatti, ad un unico protagonista che, interpretato magistralmente da Vincent Gallo, resta muto per tutta la durata, ad eccezione per le urla di dolore.
Ne risulta un’interpretazione eccellente, aiutata ancor più dalle espressioni e dalle gestualità esemplari. La freddezza del paesaggio riflette quella interiore del personaggio e la neve, che rappresenta la purezza di un ideale non del tutto condivisibile, alla fine arriva a macchiarsi di sangue sul bianco della steppa. Ironico pensare che il protagonista di questa storia e’ un probabile talebano che scappa dall’esercito americano e che il premio gli venga assegnato proprio l’11 settembre.
Dopo l’ottima prova in Essential Killing, l’attore newyorkese torna alla regia con Promises written in water, suo terzo lungometraggio che scrive, dirige, interpreta, monta e produce. Sono sue anche le musiche, mentre la fotografia questa volta è curata da Masanobu Takayanagi (The Agent, sempre di Gallo, e Babel).
Un’autoreferenzialità, forse voluta, già evidente nei titoli di testa. Il film segna il debutto come attore di Sage Stallone, protagonista anche del corto The Agent.
La pellicola si apre con l’inquadratura di un’acqua increspata e la dissolvenza in nero che introduce le ultime volontà di una ragazza, e si conclude con la scena in cui la giovane filma sé stessa con la macchina da presa, quasi un atto d’amore intimo del regista nei confronti di questo essere umano destinato alla morte. Il film, che nasce come progetto inizialmente autofinanziato con poche centinaia di dollari, racconta la storia di Mallory (una bella ragazza interpretata dalla modella belga Delfine Bafort) afflitta da un male incurabile, la cui unica preoccupazione sembra essere ciò che accadrà al proprio corpo dopo il decesso. Per questo motivo chiederà ad un fotografo (Vincent Gallo) che le sue volontà vengano rispettate, ed è così che lui troverà lavoro in un’impresa di pompe funebri, in modo da poter eseguire personalmente il processo di cremazione.
Girato interamente in b/n su pellicola 16 mm dall’effetto sgranato, sonoro in parte assente, dialoghi e scenografie ridotti all’essenziale e al limite della comprensione (l’immagine deve parlare da sola e raggiungere lo spettatore) risulta intriso di un coerente e sfacciato narcisismo, talvolta fastidioso (dato dalle lunghe inquadrature, per lo più fisse, che descrivono i movimenti del protagonista nella stanza, il fumo della sua sigaretta, gli sbuffi e i primi piani del volto) talvolta divertente (il surreale colloquio tra lui e la protagonista, le cui battute sono ripetute almeno una quindicina di volte con toni diversi). Il regista tenta di confondere lo spettatore attraverso una trama inesistente incentrata sul tema della morte e lo sfinisce con dialoghi improvvisati e ripetuti più volte. Il vero errore forse, è stato presentare la pellicola in concorso, anziché nella sezione Orizzonti, più adatta ad opere “sperimentali” più tollerate dal pubblico.
Il percorso si conclude con The Agent, un corto di 13 minuti in concorso nella sezione Orizzonti. Anch’esso scritto, diretto e prodotto da Vincent Gallo, che qui interpreta se stesso in un ruolo marginale.
Ari Sheinwold (Sage Stallone) è un agente di Hollywood che nella sua agenda ha clienti quali Vincent Gallo.
L’attore è il suo migliore assistito ed egli ha in cantiere per lui un progetto molto importante. Lo invita quindi a raggiungerlo in ufficio per dargli delle buone notizie, ma quando il cliente non mostrerà entusiasmo per la sua proposta, l’agente mostrerà la sua vera natura. Girato anch’esso in b/n, The Agent è il “ritratto” di un giovane agente di talenti, che per quasi tutta la durata grida a squarciagola contro la telecamera: “You’re a prick, you’re a fucking prick!” Le risate sarcastiche confuse a quelle di approvazione, accompagnano i titoli di testa: “Directed, Written, Produced … by Vincent Gallo”. Le stesse reazioni contrastanti si ripetono alla fine della proiezione, nei titoli di coda, quando appare questa scritta: “This film was brought to you by The Gray Daisy Foundation, a viewer-supported organisation dedicated to the advancement of outspoken Caucasion (sic) non-Jewish heterosexual good-looking male film-makers and movie stars”. Ecco che gli applausi di
circostanza si mescolano a quelli calorosi di molti spettatori entusiasti. L’avanguardismo e il bisogno di comunicare le proprie emozioni si fondono nella figura di questa personalità irrequieta, spesso in modo così vero da sfociare in pura provocazione.
Francesca Galluccio
Crediti:
Titolo: Essential Killing / Regia: Jerzy Skolimowski / Sceneggiatura: Jerzy Skolimowski, Eva Piaskowska/ Fotografia: Adam Sikora / Interpreti: Vincent Gallo, Emmanuelle Seigner, Stig Frode Henriksen, NicolaiCleve Broch, David L. Price, Phillip Goss, Varg Strande, Tracy Spencer Shipp, Torgrim Ødegård, EirikDaleng, Zach Cohen, Lars Markus, Verpeide BakkeNazionalità: Polonia – Norvegia – Irlanda – Ungheria, 2010 / Durata: 1h. 23′
Titolo: Promises Written in Water / Regia: Vincent Gallo / Sceneggiatura: Vincent Gallo / Fotografia:Masanobu Takayanagi / Montaggio: Vincent Gallo / Scenografia: Vincent Gallo / Musiche: Vincent Gallo /Interpreti: Vincent Gallo, Delfine Bafort, Sage Stallone, Lisa Love / Produzione: Vincent Gallo / Anno: 2010 /Nazionalità: Usa, 2010 / Durata: 75’
Titolo: The Agent / Regia: Vincent Gallo / Sceneggiatura: Vincent Gallo / Fotografia: Masanobu Takayanagi/ Montaggio: Vincent Gallo / Scenografia: Vincent Gallo / Musiche: Vincent Gallo / Interpreti: Sage Stallone,Vincent Gallo, Lindsay Taylor / Nazionalità: Usa, 2010 / Durata: 13’.33’’
2 risposte a “67^ Biennale Cinema Venezia – Vincent Gallo (II parte)”
Letto, e mi piace
Letto anche questo. Molto particolareggiato il resoconto, che mostra un regista -attore molto particolare, che indaga in profondità le sensazioni del personaggio in modo direi abbastanza crudo e realistico. Verità e sensazioni che spesso non vengono esaminate profondamente e che quindi rendono il racconto più vivo e complesso e danno adito a commenti interessanti da parte degli spettatori.
Letto, e mi piace
Letto anche questo. Molto particolareggiato il resoconto, che mostra un regista -attore molto particolare, che indaga in profondità le sensazioni del personaggio in modo direi abbastanza crudo e realistico. Verità e sensazioni che spesso non vengono esaminate profondamente e che quindi rendono il racconto più vivo e complesso e danno adito a commenti interessanti da parte degli spettatori.