Frammenti interi: Grondona riscopre le trascrizioni di Llobet in Quadrat d’or

Stefano Grondona, Sin palabras, cd, 2012, Stradivarius, 33915
Stefano Grondona, Sin palabras, cd, 2012, Stradivarius, 33915

«La luna dalle dita di rosa». È soltanto un frammento, eppure è talmente bello, e pregnante, e a suo modo compiuto, che non ci fa rammaricare della sua natura. Lo leggiamo e ci tuffiamo dentro a quel fiore-colore, senza desiderare la poesia tutta intera. Ci basta questa scheggia di parole, superstite nella nostra memoria.

D’altronde la poesia è sintesi, non ha bisogno di insistite loquacità d’intorno, prova ne sia che Saffo è indubitabilmente poeta, anche se di lei ci rimangono più che altro schegge. Ma tutte profondamente espressive.
La faccenda si fa più complicata quando ci troviamo di fronte ad opere d’arte giunte fino a noi in perfetta compiutezza: che senso può avere conoscere per frammenti una Sonata di Beethoven, o addirittura il Parsifal di Wagner, il profeta del Wor-Ton-Drama?
E, soprattutto, che senso ha in un tempo come il nostro, che si bea di declinare la completezza in tutti i suoi casi, in quanto imprescindibile attributo della stimatissima efficienza?
Eppure non mi sfiora la mente nessuna di queste obiezioni all’ascolto di Quadrat d’or, il recentissimo cd di Stefano Grondona, posto a conclusione della sua ispirata opera omnia discografica delle opere per chitarra di Llobet, pubblicata da Stradivarius.
Un cd di trascrizioni, e non è certo l’unico di questo progetto Llobet: infatti, nel 2006 uscì Evocacions, contenente le versioni per chitarra dei capolavori pianistici di Albeniz e Granados, nel 2008 Humoresque, in cui Grondona, insieme a Laura Mondiello, ha riproposto le trascrizioni approntate da Llobet per il suo duo con l’allieva Maria Luisa Anido, e soltanto qualche mese fa è stata la volta di Sin palabras, il gemello di Quadrat d’or, non soltanto per la vicinanza temporale, ma piuttosto perché ambedue raccolgono le trascrizioni inedite, ritrovate da Grondona nel suo amorevole e infaticabile riscoprire il corpus compositivo del chitarrista catalano.
L’ombra di Llobet
L’ombra di Llobet

Dunque si parte dalle opere di Albeniz e Granados, che, per un loro intrinseco esprit de guitar, sono state ripetutamente trasposte sulle sei corde, al punto che le versioni trascritte hanno nettamente surclassato in popolarità quelle originali per pianoforte; si percorre la strada, altrettanto congeniale alla chitarra, delle romanze senza parole e dei fogli d’album – Schubert, Mendelssohn, Chopin, Schumann, Grieg e altri – per arrivare a questo cd, in cui non troviamo più brani in sé compiuti ed autosufficienti, ma soltanto frammenti di composizioni ben più ampie.

Danze di Suites bachiane, arie d’opera mozartiane, temi di Sonate beethoveniane, e, per concludere, il tema della Fede del Parsifal di Wagner.
Dunque Quadrat d’or, oltre ad esporsi all’annoso e noioso dilemma fra trascrizione sì e trascrizione no, fedeltà filologica contro fedeltà espressiva, partitura come prescrizione oppure come traccia, notai contro narratori, e così via, presta il fianco a critiche ancor più radicali, perché trascrivere i frammenti delle grandi opere è davvero qualcos’altro, non solo da un punto di vista del timbro e della peculiare pronunzia che ciascuno strumento possiede, ma anche e soprattutto rispetto alle proporzioni del brano originariamente concepito, azzerate per focalizzare l’attenzione su un’unica cellula.
Stefano Grondona, Quadrat d’or, cd, Stradivarius, 33924
Stefano Grondona, Quadrat d’or, cd, Stradivarius, 33924

È chiaro che per Llobet questi lavori servivano ad interiorizzare e rendere chitarristici i percorsi compositivi dei grandi; nell’esercizio di riscrittura temprava gli strumenti della sua propria scrittura chitarristica.

È altrettanto chiaro che il senso di dedicarsi oggi a queste musiche non può limitarsi alla curiosità di conoscere l’officina creativa di Llobet: sarebbe un mero preliminare, non degno di essere condiviso con chi ascolta.
Ed è chiaramente doveroso conoscere ciascuna Sonata di Beethoven per intero, ascoltare i suoi temi nella loro dialettica, apprezzarli in un reciproco realizzarsi, nel loro essere in funzione di qualcos’altro di più grande, più complesso, anche più contraddittorio.
Se valga la pena oggi soffermarsi su un episodio, scordando per un attimo l’intero, secondo me può deciderlo soltanto una riflessione sulla bellezza, colta nella sua concreta percezione, a prescindere dai sistemi estetici che da sempre il pensiero umano ha elaborato.
Affidiamoci nella scelta all’evidenza irresistibile di ciò che è bello, non offuscata o scalfita da secoli e secoli di educazione al piacevole, nient’altro che il quartier generale di mediocri, impotenti e invidiosi, che senza il fasullo egualitarismo del loro vessillo non avrebbero alcun accesso all’arte.
La chitarra, che appartiene a Grondona con la naturalezza e l’intimità di un timbro vocale, riesce a restituirci l’unicità di quei temi, colti nella loro propria solitudine, nient’altro che irriducibile essenza.
Una riflessione fatta di astrazione e concretezza.
Aguzza come un frammento di coccio, slanciata in una dimensione di pura bellezza, come le parole incise da Saffo agli albori della civiltà occidentale.
Nicoletta Confalone

Progetto Llobet
Evocacions, Llobet complete guitar transcriptions from Albeniz and Granados, Stefano Grondona plays Llobet’s guitar, Torres 1859, cd, 2003, STR 33658
Homenaje, cd, 2006, STR 33660, Maria José Montiel, mezzosoprano, Nova Lira Orfeo, ensemble di chitarre, Stefano Grondona, Laura Mondiello, Giuseppe Carrer, Roberto Da Barp, Alessandra Novaga, Paolo Bersano
Respuesta – Stefano Grondona plays the guitar works of Miguel Llobet, 2 cd, 2007, STR 33770
Humoresque – Llobet & Anido in the 1920s, Stefano Grondona e Laura Mondiello, cd, 2008, STR 33815
Sin palabras – Grondona plays romantic transcriptions by Llobet, cd, 2012, STR 33915
Stefano Grondona plays Quadrat d’or – Arranged for guitar by M.Llobet, cd, 2012, STR 33924

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