
Qual è la differenza fra una chitarra e un tablet? A prima vista, il tablet appare come un prodigio di modernità, infinitamente più evoluto di una povera, vecchia chitarra, capace soltanto di emettere suoni, magari anche sgraziati, se a toccarla sono unghiosi strimpellatori; al contrario, la sottile e lucida tavoletta può contenere in sé tutto il mondo: le informazioni più svariate, disponibili in un batter di click, e addirittura gli amici, sovente inconsapevoli di quanta subdola schiavitù ristagni nel dover essere costantemente connessi.
Quindi, dentro un tablet puoi trovare anche un esercito di chitarristi, talentuosi o semplicemente presuntuosi, pronti a farsi ascoltare quando, come e dove vuoi. Sei tu l’arbitro delle loro performance: li fai iniziare, li interrompi, li tronchi definitivamente, oppure concedi loro graziosamente di riprendere, e la cosa dà un’eccitante sensazione di onnipotenza.

Ma, in realtà, ci rende signori di un mondo preconfezionato, perché dentro al tablet c’è soltanto quel che vi è stato caricato. Certo, da milioni di persone, nei luoghi più disparati, e tutto questo è meravigliosamente utile. Ma pur sempre di informazioni si tratta, non di esperienze. Quelle nascono dal contatto diretto, e proprio la chitarra, con i suoi limiti di oggetto poco tecnologico, può essere un tramite formidabile per cercar virtute e canoscenza. Nella fisicità dell’incontro fra la rotondità vibrante della corda e la rotondità vivente del polpastrello ognuno può trovare se stesso. O non trovare niente, ma questo è il rischio di ogni esperienza.

E la chitarra ci permette di correrlo, a molti livelli: dal giro di do, conquistato per accompagnare una canzonetta, a cui aggrappare un proprio stato d’animo, fino all’ardua palestra della chitarra d’arte, strumento complesso e cangiante nel timbro, dal suono così facile a sporcarsi, ma in fin dei conti terribilmente aristocratico, perché si esprime sottovoce, e dunque pretende attenzione e silenzio.
Anche l’emozionante bellezza di Gargnano, paese di 3000 anime dell’Alto Garda Bresciano, non grida, non cerca l’ostentazione, e per questo ha un fascino di per sé molto chitarristico.

Non a caso in passato fu scelto per due volte come rifugio, confortevole approdo dopo una fuga, luogo in cui raccogliere le forze per ripartire lungo un nuovo cammino: la prima volta fu giusto cent’anni fa, quando lo scrittore inglese David Herbert Lawrence decise di fermarsi a Gargnano, da autunno a primavera, nel suo viaggio verso il Sud con l’amata Frieda von Richthofen, che per lui aveva lasciato il marito; una sosta altamente ispirante, dato che proprio in riva al lago Lawrence scrisse Sons and Lovers e Twilight in Italy.

Una trentina d’anni dopo, fu la volta di Benito Mussolini, che negli anni della Repubblica Sociale Italiana aveva il suo quartier generale a Palazzo Feltrinelli e la sua residenza a Villa Feltrinelli, entrambi a Gargnano.
Se questo borgo accoglie i suoi ospiti con l’intima naturalezza dell’abbraccio che il chitarrista riserva al suo strumento, ormai da molto tempo il legame fra Gargnano e la chitarra si è fatto più concreto, perché dal 1973 tutti gli anni, fra agosto e settembre, si tengono gli Incontri Chitarristici di Gargnano: master class, concerti, e dal 1976 anche un prestigioso Concorso Chitarristico Internazionale, dal quale sono usciti vincitori alcuni dei più noti chitarristi dei nostri giorni. Il fulcro di questo appuntamento di fine estate, che ha portato nella piccola Gargnano ragazzi provenienti da tutto il mondo, è Oscar Ghiglia, concertista e didatta di fama internazionale, che, a fianco dei luoghi istituzionali in cui ha lungamente insegnato (Berkley, Aspen, Basilea) e insegna tuttora (l’Accademia Chigiana di Siena), ha sempre gelosamente preservato il suo appuntamento annuale con il lago di Garda.

Un appuntamento che prima di tutto esprime il suo legame sentimentale col luogo, prova ne sia che a Gargnano è stata battezzata la sua figlia primogenita, Thalia, e sempre a Gargnano, nel 2006, Ghiglia ha sposato Elena Papandreou, concertista greca, vincitrice di numerosi concorsi internazionali ed attualmente docente al Conservatorio di Salonicco. A celebrare il matrimonio il sindaco di Gargnano, Franco Scarpetta, che nel 1973 era il presidente della locale Pro Loco, ed in questa veste riuscì ad organizzare la prima edizione degli Incontri. Peraltro, a scegliere Gargnano era stato Gianluigi Fia, chitarrista bresciano, amico di Ghiglia dai tempi dei mitici corsi di Andrés Segovia all’Accademia Chigiana di Siena, ma anche appassionato velista, e dunque di casa a Gargnano, il cui circolo velico è assai attivo a livello nazionale, tanto da realizzare la Centomiglia, una famosa regata che proprio qui si tiene ogni anno a settembre.
Fia, che ricoprì il ruolo di Direttore Artistico degli Incontri fino al 2003, l’anno della sua morte, coinvolse nell’impresa Ghiglia e un altro ex chigianista di valore: Ruggero Chiesa, che proprio allora stava avviando la sua attività di trascrittore e revisore, rivolta da una parte alle antiche musiche per liuto e vihuela, e dall’altra al repertorio ottocentesco originale per chitarra, che negli anni Settanta era ancora in buona parte sconosciuto, o quantomeno poco valorizzato.
Chiesa scomparve nel 1993, e nell’infaticabile attività che lo contraddistinse fino all’ultimo, nonostante la malattia, si preoccupò anche di designare il musicista che avrebbe potuto garantire la continuità al suo corso gargnanese di trascrizione dalle antiche intavolature di liuto e vihuela: si tratta del famoso liutista Massimo Lonardi, la cui presenza in questi venti anni è diventata costante e preziosa per i giovani corsisti.
Dunque nel 2012, sotto la direzione artistica di Alessandro Calzoni, si è svolta la quarantesima edizione degli Incontri, senza pompa e in un clima di understatement naturalmente confortevole, esaltato dalla natura del luogo.
Le giornate dei partecipanti si sono sviluppate attraverso i consueti appuntamenti: di buon mattino le lezioni di Lonardi, seguite da quelle di Elena Papandreou; e poi il pomeriggio, interamente dedicato alle lezioni-affabulazioni di Ghiglia.
La sera, qualche concerto, ma soprattutto le finestre aperte delle camere d’albergo che risuonano di chitarre.
E, su tutto, il lago. «Era bello come il paradiso: era come il primo giorno della creazione.», scriveva Lawrence.
Chi è stato toccato da Gargnano di solito ci ritorna, magari semplicemente alla ricerca di un’onda particolarmente espressiva nel frangersi sui sassi, che possa insegnare come slanciarsi senza spezzarsi. Se un tablet casca lì, è spacciato.
Arrivederci all’edizione 2013.
Nicoletta Confalone
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