#Venezia71 – Il Pasolini di Abel Ferrara

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Ninetto Davoli sul red carpet del film “Pasolini”, girato da Abel Ferrara, alla 71. Mostra Cinematografica Internazionale di Venezia. Credits Valentina Zanaga

Al festival di Venezia c’era molta attesa per il film di Abel Ferrara, che mette in scena l’ultimo giorno di vita di Pier Paolo Pasolini, ucciso sulla spiaggia di Olbia la notte del 2 novembre del 1975. Per interpretare il suo ruolo Ferrara ha scelto Willem Dafoe, con cui ormai collabora fedelmente. Dafoe ha una somiglianza impressionante con il poeta di Casarsa, soprattutto quando indossa quegli occhiali da sole a montatura larga che Pasolini amava tenere anche la sera, ma questo purtroppo non basta a rendere la pellicola credibile, soprattutto al pubblico di casa nostra. Sono infatti inaudeguate le scelte linguistiche: i dialoghi sono sia in inglese che in italiano, e se un gruppo di borghesi all’inizio del film si esprime in italiano, ci pensa Mastandrea (nel ruolo di Nico Naldini) a sovvertire le regole recitando in inglese. Lo stesso Dafoe alterna la lingua in cui recita, sebbene il suo italiano non sia niente male, e questo può essere accettato al massimo da uno spettatore anglofono. Il film uscirà nelle sale italiane doppiato da Fabrizio Gifuni, presente a Venezia. Dal variegato bouquet di divi esibito in sala e in passerella emergono inoltre: la moglie dell’attore americano, l’attrice e regista Giada Colagrande, poi Adriana Asti, Maria de Medeiros, altra attrice e regista, Carmen Chaplin, nipote del grande Charlie, e le bellezze Cristiana CapotondiGiulia Elettra Gorietti, Ilaria SpadaBelén Rodríguez e Cristina Chiriac.
Ferrara oltre a mettere in scena l’ultimo giorno di Pasolini, dai momenti in famiglia, agli incontri coi giovani ragazzi, immagina con uno stile visionario come sarebbe potuto essere il progetto a cui stava lavorando prima di morire: Porno-Teo-Kolossal: interpretato qui da Ninetto Davoli nella parte di Edoardo de Filippo e da Riccardo Scamarcio nel ruolo di Ninetto Davoli. E quando il Pasolini del film ragiona sul cinema, su cosa lo spinge a continuare a produrlo e come lo fa sentire, sembra di sentir Abel Ferrara confessare le proprie intenzioni, che quindi in fondo non pretende molto da questo lavoro, limitandosi a voler semplicemente omaggiare uno dei più grandi intellettuali italiani dell’ultimo secolo.
Davide Bonotto

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