
Dopo due anni in cui il film d’apertura della Mostra del cinema di Venezia è coinciso con la statuetta al miglior film agli Oscar, c’era molta attesa ieri per la prima mondiale di Everest, pellicola scelta dal direttore Alberto Barbera per inaugurare la 72a edizione e tratta dai fatti realmente accaduti nel 1996 in cui persero la vita otto persone, tentando di scalare la montagna più alta del mondo, raggiungendo gli 8848 metri.
Il film è stato diretto dal regista islandese Baltasar Kormákur, già autore del bellissimo The deep, e interpretato da un cast stellare: Jason Clarke, Josh Brolin, John Hawkes, Jake Gyllenhaal, Robin Wright, Keira Knightley, Emily Watson e Michael Kelly.
Tratto oltre che da fatti reali, anche dal saggio di Jon Krakauer (alpinista ed autore inoltre di Into the wild, da cui poi Sean Penn diresse l’omonimo film), mette in scena l’impresa tentata da due spedizioni organizzate, dirette da due scalatori esperti, i cui partecipanti pagarono intorno ai 65 mila dollari a testa, poi incorsi in una serie di terribili sconvolgimenti climatici, che han portato solo alcuni di loro ad uscirne vivi.
Purtroppo le doti del gruppo di attori non vengono sfruttate a pieno, causa una sceneggiatura mediocre, che tarda a presentare i personaggi, mentre invece è l’aspetto visivo a tener in piedi il film, a dir poco spettacolare e con un’ottima realizzazione degli effetti speciali e sonori, che vengono sfruttati a pieno grazie alla visione tridimensionale.
Davide