Venezia72 / Premio Persol a Jonathan Demme

 Jonathan Demme esibisce il Persol Tribute al pubblico del red carpet. Venezia72 foto Octavian Micleusanu
Jonathan Demme esibisce il Persol Tribute al pubblico del red carpet. Venezia72 foto Octavian Micleusanu

Il Persol Tribute to Visionary Talent Award quest’anno è stato assegnato ieri in Sala Darsena al regista, produttore e sceneggiatore americano Jonathan Demme, presente alla 72ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica anche in qualità di presidente della Giuria Orizzonti.
Talento riconosciuto del film della tensione (pensiamo all’Oscar Il Silenzio degli innocenti, del 1991) fin dall’esordio, avvenuto nel 1974 con il lungometraggio Femmine in gabbia prodotto da Roger Corman, in realtà il regista ha diretto più di trenta film, frequentando generi diversi, spesso a sfondo politico e sociale, dall’horror alla commedia, al documentario e al film musicale, al film indipendente, annoverando i grandi attori hollywoodiani tra i protagonisti (Meryl Streep, Denzel Washington, Kevin Kline, Tom Hanks, Anne Hathaway, Tim Robbins..).
Tra i più famosi, Il segno degli Hannan (1979); Una volta ho incontrato un miliardario (nel 1980 in Concorso a Venezia, vincitore di due Oscar); Qualcosa di travolgente (1986); Una vedova allegra… ma non troppo (1988); Stop Making Sense, con i Talking Heads, nel 1984; The Manchurian Candidate (2004, fuori Concorso); Neil Young: Heart of Gold nel 2006; Man From Plains (2007, Orizzonti Doc), Rachel sta per sposarsi (2008, in Concorso), I’m Caroline Parker: the Good, the Bad and the Beautiful (2011, Orizzonti); Enzo Avitabile Music Life (2012, fuori Concorso). Il suo Dove eravamo rimasti (2015), con Meryl Streep, è stato prestenato in apertura al Festival di Locarno.
Il direttore del Festival di Venezia, Alberto Barbera alla consegna del premio ha sostenuto che Demme “è parte di quella generazione di autori cinefili che hanno rivoluzionato Hollywood negli anni Settanta”, infatti nei suoi film “ha dato vita a una galleria ricchissima di personaggi sullo sfondo di un paesaggio americano la cui esuberanza pop rimanda a classiche esperienze figurative degli anni Sessanta, anticipando l’esplorazione postmodernista di molti autori contemporanei. Colorato, esuberante, limpido, appassionato e intelligente, il suo cinema si muove agilmente tra produzioni da studio e indipendenti, fiction e documentario, assecondando il proprio gusto per l’imprevisto, lo scarto di tono o di genere all’interno di ogni singolo film, sino a farne una cifra stilistica originale e riconoscibile”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *