
Film di apertura, fuori concorso, della 31esima Settimana Internazionale della critica, è sicuramente uno dei più interessanti visti durante la 73esima Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia. Alice Lowe, attrice, sceneggiatrice e regista britannica prosegue la sua carriera dopo il successo ottenuto con il film Sightseers (2012) diretto da Ben Wheatley. Prevenge è il suo lungometraggio d’esordio, da lei scritto, diretto e interpretato. Piccola curiosità: durante le riprese era incinta di 7-8 mesi del primo figlio (che appare a sua volta nel film). La protagonista, Ruth, perde il marito in un incidente le cui dinamiche non appaiono molto chiare. Dentro di lei nasce un desiderio di vendetta verso coloro che hanno preso la decisione di sacrificare suo marito durante una scalata in montagna.
Prevenge racconta il mito di un controllo totale e di una conoscenza assoluta che l’essere umano (sia uomo che donna) pretende di avere sul proprio corpo. E così Ruth, incinta, perde il controllo del suo corpo (la res extensa) a causa della volontà (res cogitans) della vita che è dentro di lei, la sua bambina. La figlia rappresenta il centro di tutte le pulsioni represse della madre, una volontà superiore alla quale il corpo non può che cedere, trasformando Ruth in una spietata assassina.
In questo senso il film potrebbe essere letto come una critica al pensiero femminista (più che a quello maschilista) che con la sua voglia di raggiungere il modello maschile è sostanzialmente finito per sostituirsi ad esso. Ma in Prevenge c’è molto di più. Alice Lowe ha riscritto l’immagine della donna incinta: non più rassicurante, dolce, gentile e da proteggere. E lo ha fatto senza sottomettere uno sguardo femminile ad un genere maschile, quello dello slasher movie. Con un gioco di parole lo si potrebbe definire un film di genere multi-gender, poiché la regista rifiuta qualsiasi logica binaria (di gender appunto… ne saranno delusi i sostenitori), mescolando cinefilia e riflessioni filosofico-politiche sul corpo (della donna è vero), ma creando qualcosa di mai visto prima al cinema.

La regista ha rappresentato quella che definisce un’esperienza folle e interessante, la gravidanza, ribaltando così tutte le convenzioni e reinventando l’immagine della maternità. Il corpo della donna diviene una regione selvaggia, di pulsioni e ribellione, in contrasto con quell’idea che invece lo vede come luogo privo di desiderio e votato al sacrificio.
L’uomo precipita dalla montagna e tocca alla donna agire ed essere forte. Ma il tentativo di Ruth di sostituirsi in qualche modo al marito fallisce nell’incapacità di gestire qualcosa che non arriva dall’esterno, bensì dall’interno. Tutto ciò che è stato represso ritorna in modo inquietante da una voce dentro di lei. La figlia prende il controllo, pensa e comanda muovendo i fili della marionetta che la avvolge. Ruth cede al piacere, alla rabbia e alla vendetta. Il suo corpo non è più generatore di vita, ma fautore di morte.
Prevenge è davvero uno sconfitta del corpo della donna? In realtà, per la regista, il film parte dalla ricerca (è realmente incinta mentre dirige e recita) della risposta ad un’altra domanda: cosa accade nel corpo di una donna quando al suo interno prende forma una nuova vita? E a differenza di quanto possano dire scienza, politica, filosofia o religione, propone una sua versione dei fatti: Prevenge, la storia di una nuova sposa in nero che, guidata dalle voci amniotiche provenienti dal suo interno, si vendica di coloro che ritiene responsabili della morte del suo compagno. Così, Lowe/Ruth attua la sua spietata vendetta. Ma chi sono veramente le sue vittime? Non sono gli uomini, ma tutto ciò che rappresenta il discorso ideologico contro cui si scaglia la frustrazione erotica e politica del personaggio di Lowe/Ruth.
Lucio Ricca
Prevenge
Settimana Internazionale della critica
Produttore:United Kingdom, North American Premiere
Regista: Alice Lowe
88′