Venezia / Gli Ambient Paintings di Brian Eno alla Giudecca – parte I

Il gallerista e curatore Paul Stolper con un Light painting di Brian Eno alla GalleriaMichelaRizzo alla Giudecca (Ve)
Il gallerista e curatore Paul Stolper con un Light painting di Brian Eno alla GalleriaMichelaRizzo alla Giudecca (Ve). Foto Octavian Micleusanu

Inaugurata nella galleria di Michela Rizzo all’ex Birreria Dreher alla Giudecca (Venezia) un’affascinante esposizione di Ambient Paintings di Brian Eno. La scelta della gallerista è stata di affiancarvi, in apertura, il dipinto di Joseph Albers, Blue Depth (1961) e in chiusura, quello di Riccardo Guarneri, Angolare ambiguo (2017).
Incominciamo con l’intervistare il curatore della mostra “madre”, il gallerista londinese Paul Stolper , che lavora anche con Damien Hirst.Mr. Stalper, aveva già realizzato mostre con Brian Eno?
Si, abbiamo fatto una mostra a Madrid, e anche due anni fa nella mia galleria a Londra, quando abbiamo mostrato per la prima volta le Lightboxes, e alcuni dei disegni.
Cosa vuol dire essere un curatore di Brian Eno oggi?
E’ una cosa decisamente affascinante lavorare con lui: fondamentale è il giusto posizionamento delle luci ed è molto importante dove si collocano le sedute. E’ anche molto rigoroso sul fatto che ci debbano essere molti posti su cui ci si possa rilassare . Non gli va che siamo costretti a concentrarci su di un dipinto per due secondi, per poi passare al quadro seguente per altri due secondi, e così via, come dei soldati. Gli piace l’idea che ci siano dei posti a sedere, che ci si rilassi e che ci si prenda il proprio tempo. Non importa se sfugge qualche tonalità: comunque i colori continuano a cambiare incessantemente.
Oggi a Venezia si espongono le avanguardie, da Kandinsky ad Albers, con l’ideale dell’ ”opera d’arte totale”: esiste una continuità con ciò che ancor oggi propone Brian Eno?

Il gallerista e curatore Paul Stolper intervistato da Art In Italy sulla mostra di Brian Eno alla GalleriaMichelaRizzo alla Giudecca (Ve)
Il gallerista e curatore Paul Stolper intervistato da Art In Italy sulla mostra di Brian Eno alla GalleriaMichelaRizzo alla Giudecca (Ve). Foto Octavian Micleusanu

I lavori di Brian rappresentano una sorta di abbattimento di tutte le barriere: non è pittura, non è suono, ma è tutto ciò combinato insieme. Non c’è inibizione in quello che fa, non ci sono regole, non c’è bisogno di pensare ai diversi modi di fare arte perché lui fa ciò che vuole. Non c’è un’etichetta che gli si possa applicare, comprese le Lightboxes con i loro colori cangianti, i brani sonori, la musica generativa o ambientale. Assumiamo il fatto che egli dia tutto quello che si voglia da lui prendere. Non si tratta di un modo di fare arte dittatoriale, ma generativo. Generoso, si potrebbe dire.
In qualche modo le Light boxes di Eno nell’oscurità della sala ricordano l’effetto della luce filtrata dalle vetrate policrome delle chiese medievali.  Come sono costruite?
Esatto, le vetrate a piombo, solo che qui lo schema lineare è aperto e il colore si diffonde nell’ambiente, liberamente, senza confini.
Si tratta di scatole di Perspex applicate su di una struttura in legno. Dentro la struttura in legno si ricavano un quadrato o delle linee; quindi ci sono dei Led: le luci sono programmate in modo generativo e “casuale”.
Quando parla dei suoi esordi Brian parla di suo zio che proiettava film direttamente sul muro. Nella maggior parte dei casi i suoi lavori sono molto semplici, non troppo tecnologici. A differenza di quello che si può pensare la tecnologia nuoce all’arte e, se non funziona, è semplicemente stupida.
Pensa che il pubblico d’oggi abbia bisogno di un’esperienza  d’arte ambientale?
Non penso che nessuno abbia bisogno di arte, o di niente in realtà, ma non c’è nulla di male in un po’ d’arte. Forse, in qualche modo, aiuta molti a riflettere. Alla gente in genere piacciono le cose appese al muro. Ma forse devi chiedere a Brian quello che vorrebbe che la sua arte facesse, non posso parlare di questo per lui. Ma, non appena vedo una sua opera, l’amo, penso che funzioni bene, che sia tranquilla, pacifica, semplicemente bella. Come dice Damien Hirst, l’opera dev’essere bella da guardare  mentre si sta seduti sul divano, e la guardi anche se guardi la televisione. Penso che i lavori di Brian siano questo, che siano belli.
Roberta Reali

Brian Eno – Ambient Paintings
Galleria MichelaRizzo,
Giudecca 800 Q, Venezia
22/09/2018 – 24/11/2018
www.galleriamichelarizzo.net

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *