T Magazine apre la Design Week alla Villa Necchi Campiglio

T Magazine ha dato il via alla festa -ormai rituale- più esclusiva, per celebrare l’apertura delle danze dell’appuntamento meneghino per eccellenza, il Salone del Mobile, il più prestigioso rendez-vous mondiale del Design, che accoglie ogni anno migliaia di addetti ai lavori e non solo, da tutto il mondo.

T Magazine Party a Villa Necchi Campiglio (Portaluppi, 1937) nella cornice del parco allestito con le opere dell’artista spagnola Elvira Solana per il Salone del Mobile 2023

Gli ospiti si sono radunati nei giardini incantevoli dell’iconica Villa Necchi Campiglio, la residenza razionalista del 1935 disegnata dal genio architettonico italiano Piero Portaluppi, e che tre anni fa ha ospitato le riprese di House of Gucci.
Ogni anno viene invitato un artista diverso a creare un’installazione site-specific in più parti di Villa Necchi, sia all’interno che nel giardino.
Quest’anno abbiamo potuto notare la piccole case galleggianti sulla piscina della villa e le mastodontiche tele da tre metri circa dipinte dell’artista spagnola Elvira Solana, arricchite da tende di pregiato tessuto moiré granata, con motivo sofisticato, del prestigioso brand di tessuti made in Italy Dedar, interventi che hanno rivoluzionato l’atmosfera della villa.
Altre sgargianti casette, in prossimità del cancello d’ingresso, dai toni rosa e viola, potevano essere sollevate con facilità dai visitatori.
Oltre a ciò, nella sala da pranzo, la stessa Elvira Solana ha allestito piccoli e preziosi modelli di legno delle opere d’arte realizzate appositamente per l’evento.
Abbiamo avuto l’onore di esplorare gli interni della dimora pensata da Portaluppi, insieme ai partecipanti, la creme de la creme del design e della cultura mondiale, insieme alla redattrice di T, Ms. Yanagihara che intratteneva i suoi ospiti bevendo champagne intorno ai preziosi paraventi della villa.
Una serata a cavallo tra design e arte, in una location splendida, la Villa Necchi Campiglio, un gioiello nel cuore di Milano apprezzato da tutto il mondo.
La Redazione

Adamantina: Wanda Guerrato e Andrea Rigobello a Venezia

Wanda Guerrato, Alba e tramonto, tecnica mista, 2021
Wanda Guerrato, Luna e sole, tecnica mista, 2021
Wanda Guerrato, Tanka è donna, tecnica mista, 2021
Wanda Guerrato, Tanka è donna, tecnica mista, 2021
Andrea Rigobello, Wakan Tanka. Grande Mistero, legno, assemblaggio, 2021-2022

 

Andrea Rigobello. Arboreti, assemblaggio, 2021

Venezia,,Galleria Cafe Imagina. Fino a fine magglo si potranno ammirare i lavori di Wanda Guerrato e Andrea Rigobello nella mostra Adamantina.
Trasparente, nitida, incorruttibile ma fluida, in apparenza, è la natura delle cose secondo i due pittori polesani, coppia nell’arte e nella vita, che propongono due punti di vista che s’integrano in una visione profonda del mondo contemporaneo.
Guerrato rappresenta l’esplorazione interiore del sé attraverso un linguaggio geometrico-astratto, ricco di preziosismi decorativi, suggestioni etniche e “madeleine”. Rigobello vede la natura selvaggia dell’uomo contemporaneo rigenerata nel sogno originario della pace e nell’amore universale.
Nella pratica di Wanda Guerrato è essenziale la ricerca di un centro, di un’assialità, di un equilibrio, guidata da immagini archetipali ispirate alla filosofia dello junghiano James Hilmann, e alla libertà mentale di matrice induista del guru Osho. Le figure, come tracce mnestiche si trasfondono l’una nell’altra e, come il socratico Daimon, conducono l’artista nell’esplorazione spirituale della propria identità attraverso l’azione creativa.
In questi anni d’isolamento coatto, la pittrice rodigina ha maturato una tecnica di matrice decorativa: la creazione di forme per mezzo dell’uso prevalente di carte contraddistinte dai colori preziosi e intensi delle albe e tramonti polesani, ricondotte a geometrie primarie, composte come bouquet floreali, e quindi applicate a supporti in stoffa come tanka tibetani . Questi materiali leggerissimi suggeriscono l’impermanenza di pensieri ed emozioni, e della stessa realtà prodotta da un’esigenza estetica che tutto trasforma, facendo emergere un universo interconnesso. La ricerca della pace interiore avviene infatti entro una dinamica di relazioni profonde, che consentono alla realtà di manifestarsi, continuamente rinnovata.
Come uomo e come artista, per Andrea Rigobello non è stato facile accettare di realizzare una mostra nella fase storica attuale. Superando lo stato di sgomento in cui versiamo, tuttavia, ha riconosciuto la necessità di affermare la propria fiducia nella riconciliazione dell’uomo con la natura, che rinvia alla comunione con il nostro sé più profondo.
Il percorso espositivo s’incentra sulla scultura in legno Wakan Tanka. Grande Mistero: un semplice tronco d’albero, recuperato con interventi minimi, suggeriti dallo stesso materiale, in cui si può leggere la forma di uno dei centauri in battaglia coi lapiti, nel fregio del Partenone.
Nell’età tecnologica, con l’assemblaggio La stoffa dei sogni. Installazione Cavaliere e le altre presenti, l’opera rappresenta la vita che ricerca il completamento della propria evoluzione, diretta a una superiore armonia, dove non esistono sopraffazione e sfruttamento. Queste ultime sono l’eredità dell’uomo d’oggi per le generazioni successive, nel momento in cui si sta vivendo una crisi umana di cui non si trova via d’uscita. Il Cavaliere è alla riscoperta della saggezza della natura: il ritorno all’ascolto e al contatto con essa può recare un grande messaggio per l’umanità, il Grande Mistero dell’amore che connette ogni parte dell’universo.
Roberta Reali

Adamantina
Galleria Cafe Imagina
Campo Santa Margherita, Venezia
7/4- 29/5/2022

Venezia, Biennale Arte 2022- Il Teatro delle Apparizioni di Roger Ballen al Padiglione Sudafrica

Roger Ballen, Waif, 2012

Quest’anno il Padiglione Sudafrica ospita un raffinato allestimento  di The Theatre of Apparitions, l’opera più nota dell’artista newyorkese, di stanza a Johannesburg, Roger Ballen. Perfettamente allineata con il dettato post-surrealista-brut- dark della direttrice Alemani, la scelta delle foto stampate su tela retroilluminata che raffigurano in uno splendido b/w sagome ricavate con un procedimento “dada-calcografico” dalla polvere depositata sulle finestre di un ex manicomio femminile (2010-2013).
Ballen è regista e testimone di una surreale messa in scena colma di humor nero, dov’é rappresentato il gioco delle pulsioni ancestrali che è metafora di una realtà contemporanea distopica, in piena decadenza. Leggi tutto “Venezia, Biennale Arte 2022- Il Teatro delle Apparizioni di Roger Ballen al Padiglione Sudafrica”

Venezia/Spazio Thetis – “Trame” cartografiche ricamate nel cielo della Laguna

TRAME di N.Petrucci allo Spazio Thetis di Venezia (Arsenale Novissimo)

Trame urbane, ritagliate sottilmente nell’acciaio Corten, campeggiano fluttuanti, integrandosi nella verde open area dello Spazio Thetis all’Arsenale di Venezia.
L’autore, il pompeiano Nello Petrucci, che da 2012 esibisce i suoi interventi urbani in Italia e all’estero, da Pompei a NY, ha dedicato oggi alla città di Venezia, nei 1600 anni dalla sua fondazione, il trittico “cartografico” site-specific intitolato, perlappunto, “Trame”. Leggi tutto “Venezia/Spazio Thetis – “Trame” cartografiche ricamate nel cielo della Laguna”

Venezia / Pietro Beretta: I ritratti espressionisti

Pietro Beretta, Ritratto di Signora - Aure complementari, della serie "Sguardi"
Pietro Beretta, Aure complementari, tecnica mista su tela, 40 x 40, serie “Sguardi”, 2019

Per tutto il mese di settembre 2020 i Ritratti Espressionisti dell’artista svizzero Pietro Beretta saranno in esposizione alla Galleria Café Imagina  di Venezia.
Beretta
è nato nel 1942 ad Ascona, alle pendici del mitico Monte Verità, crocevia di culture, e – dalla sua fondazione, ai primi del Novecento, da parte di una colonia teosofica, vegetariana, e naturista – luogo d’incontro di alcune tra le più grandi personalità della cultura del secolo: da Carl Jung che vi tenne un circolo teosofico, Eranos, cui parteciparono alcuni tra i maggiori intellettuali dell’epoca (tra cui il primo mitografo dell’era contemporanea, Karoly Kerenyi, e il filologo Max Muller) allo scrittore Thomas Mann che vi s’ispirò per la sua Montagna incantata, ad Hermann Hesse e D.H. Lawrence, a Marianne Werefkin e Alexandre von Jawlensky, questi ultimi, espressionisti provenienti dal Blaue Reiter di Kandinsky. Furono a Monte Verità anche El Lizzitsky, Hugo Ball, Jean Arp e Hans Richter, esponenti di Dada e Cabaret Voltaire, Arthur Segal, e Rudolf Von Laban, Mary Wigwam, Isadora Duncan, Charlotte Bara, e poi il Bauhaus di W. Gropius con Albers, Bayer, Breurer, Schlemmer, Feininger, Schavinsky, Mohloy-Nagy (nell’era del barone Von der Heydt) con la costruzione dell’hotel di Emil Fahrenkamp (pare, disegnato da Mies van der Rohe), e, sembra, Lenin, Trotsky e Bakunin. che aveva vissuto nella vicina Minusio. Tra i pittori ricordo anche l’astrattista di seconda generazione Luigi Pericle, recentemente riscoperto in una mostra alla veneziana Querini Stampalia. Leggi tutto “Venezia / Pietro Beretta: I ritratti espressionisti”