Venezia/Elliot Erwitt da Marilyn a Obama, “Personal Best”

Elliott Erwitt, New York City, 1974
Elliott Erwitt, New York City, 1974

Il Centro Internazionale di Fotografia Tre Oci rende omaggio al grande Elliott Erwitt con una mostra dal titolo: “Personal Best”, una selezione delle sue più celebri fotografie. Realizzata e allestita personalmente dall’artista, l’esposizione, inaugurata il 29 marzo e già presentata alla Maison Européenne de la Photographie (MEP) di Parigi, al Reina Sofia di Madrid e all’International Center of Photography (ICP) di New York, approda a Venezia. Fino al 15 luglio, i circa 140 scatti in b/n (tranne uno), dai ritratti di famiglie americane ai volti di personaggi famosi, sono ospitati nei tre piani di un meraviglioso palazzo veneziano, la “Casa dei Tre Oci”. Leggi tutto “Venezia/Elliot Erwitt da Marilyn a Obama, “Personal Best””

Atelier Bombardieri, dal “Faunal countdown” ai “Pinocchi” dell’Olocausto

Stefano Bombardieri, particolare dell'installazione "The Faunal Countown" , foto Eleonora Sole Travagli
Stefano Bombardieri, particolare dell'installazione "The Faunal Countown" , foto Eleonora Sole Travagli

Quando pensiamo all’artista tout court, il flusso di coscienza s’innesca vorticoso e nella sua corsa inarrestabile conduce a caratteri stereotipati quali genio e sregolatezza, stramberia, asocialità.
Ecco il Maestro mitizzato, quasi smaterializzato, irreale e intriso di alterità, tra i pochi eletti in grado di contemplare il perfetto mondo delle idee di platonica memoria.
Non è affatto questa la sensazione provata varcando la soglia dell’atelier Bombardieri. Stefano è presente con un carico d’inaspettata calma e disponibilità tali da risultare disarmanti.
Qui, in questo atelier/officina/fucina dove lavora con il padre Remo, le idee sono tutt’altro che aleatorie. La loro forma è materia tangibile che appare evidente non solo alla vista, al tatto, ma anche all’olfatto per l’amalgama degli “ingredienti” impiegati nella Creazione.
Le mani di Stefano hanno voce. Guardandole salta in mente il detto “avere le mani in pasta”, in questo caso però nel senso reale del termine! Sono le mani del lavoro che si immergono nella materia, forgiandone, plasmandone la forma. Sono mani che danno alla vita.
Conosciuto soprattutto per i suoi enormi animali in polistirolo e vetroresina, che “invadono” pacificamente anfratti urbani destando anche lo stupore del cittadino più distratto ed assopito, domando all’artista il perché di questi soggetti.
Stefano mi spiega che non vi è nulla che non sia legato al suo vissuto. Ha portato a “casa” con sé questi animali da quando, appena ventenne o poco più, ha iniziato a scoprire l’Africa insieme a suo padre; quando insieme a lui ha abbellito un intero villaggio del Malawi realizzando sculture in cambio di ospitalità. “Le abbiamo realizzate con i materiali trovati sul posto…Il mal d’Africa è reale, tutto è più forte: i colori, gli odori, il cielo…e quel tutto ti chiama prepotentemente, tanto che non lo puoi più dimenticare”. E con The Faunal Countdown, la prima rassegna di arte urbana “invadente” che sta pian piano lasciando Ferrara, i suoi “animaloni” hanno lanciato un grido d’allarme attraverso led luminosi inseriti come microchip nei loro corpi, riportanti il numero esatto di esemplari ancora esistenti prima della definitiva estinzione.
L’opera d’arte, quindi, veicolo di etica dal messaggio chiaro che penetra le persone e non rifugge il reale, lo esalta semmai in tutta la sua brutalità. Leggi tutto “Atelier Bombardieri, dal “Faunal countdown” ai “Pinocchi” dell’Olocausto”