Fano: una casa per Vitruvio


Leonardo da Vinci - Uomo Vitruviano
Leonardo da Vinci, "Uomo Vitruviano", Gallerie dell'Accademia, Venezia

Una notizia controcorrente per la cultura, in tempi di vacche magre: il 29 gennaio il professor Salvatore Settis, Direttore della Scuola Normale di Pisa, inaugurerà a Fano il nuovo Centro Studi Vitruviani dedicato allo studio dell’architettura classica e strutturato su modello del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza.

Promotori dell’iniziativa, la Provincia di Urbino e il Comune di Fano, il Politecnico delle Marche e l’Università di Urbino, la Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, la Confesercenti Di Pesaro-Urbino, gli Archeoclub d’Italia e la Regione Marche.
Nel comitato scientifico oltre dallo stesso Settis, i professori universitari Pierre Gros (Aix En Provence, Marsiglia) Howard Burns (Pisa), Guido Beltramini, Direttore del Centro vicentino, Marco Gaiani (Bologna) e il  presidente del consiglio direttivo Paolo Clini.
É interessante che, proprio nel discorso del presidente tra gli obiettivi del Centro figuri la diffusione della conoscenza della cultura classica e della classicità in ogni sua espressione, con particolare riferimento all’opera di Marco Vitruvio Pollone, non solo a livello accademico ma anche popolare, tramite l’organizzazione di eventi, la didattica e anche la rete. Non ultimo, è stata sottolineata l’attenzione che l’antichità poneva all’ambiente.
L’importanza dei dieci libri del De architectura, opera dedicata all’imperatore Augusto e redatta tra il 29 e il 23 a.C., è più che evidente se si dà uno sguardo a tutto il territorio edificato nell’età moderna: dal Rinascimento ad oggi l’architettura  europea e coloniale infatti ha trovato in Vitruvio il proprio modello di riferimento, a cominciare da  Leon Battista Alberti, Raffaello, Ghiberti e Palladio. Il De architectura affascinò geni quali Petrarca, Boccaccio e Leonardo, il quale disegnò in omaggio al grande autore latino il suo “Uomo Vitruviano”, oggi collocato nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Leggi tutto “Fano: una casa per Vitruvio”

Piranesi a Venezia: ultimo weekend

Giovan Battista Piranesi, veduta della Piramide Cestia, XVIII sec.
Giovan Battista Piranesi, veduta della Piramide Cestia, XVIII sec.

Imperdibile: ‘Le arti di Piranesi. Architetto, incisore, antiquario, vedutista e designer’, ideata e realizzata da Michele de Lucchi, curata da Giuseppe Pavanello e Adam Lowe, fino al 9 gennaio alla Fondazione Cini di Venezia.

Una mostra innovativa, multiforme e multimediale quella che la Fondazione Cini ha allestito sul genio di Giovan Battista Piranesi.
Le ermetiche vedute secentesche del veneziano sono accostate alle opere fotografiche che Gabriele Basilico ha scattato negli stessi siti; parte dell’arredo della mostra è costituito da scenografiche gigantografie e da suggestive riproduzioni in tridimensione dei complessi oggetti piranesiani; inoltre è possibile consultare i due taccuini d’artista in touch-screen e, per di più, una particolarissima ricostruzione video rende possibile l’addentrarsi nell’oscura complessità delle famose Carceri. Tutto ciò corrisponde all’aspetto innovativo di questa esposizione.
Lo studioso apprezzerà invece l’omaggio che la Fondazione Cini tributa al grande incisore veneto esibendo una selezione di oltre trecento opere grafiche originali tratte dalle proprie collezioni ed esemplarmente esposte in ordine cronologico e tematico. Leggi tutto “Piranesi a Venezia: ultimo weekend”

Il buono e il bello: La cucina totale di Gualtiero Marchesi su Rai5

Gualtiero Marchesi, Dripping di Pesce, foto M. Borchi
Gualtiero Marchesi, Dripping di Pesce, foto M. Borchi

Tutti i lunedì alle 21 fino a fine gennaio, sul nuovo canale Rai5, andrà in onda il programma ‘Gualtiero Marchesi, l’Arte della cucina totale’ a cura della Fondazione Marchesi.
Obiettivo della Fondazione è “insegnare ciò che è buono, educare al bello, promuovendo un percorso creativo” che si snoda attraverso sette capitoli, dall’apprendistato alla conclamata maestria.
Il primo era dedicato all’Italia, terra d’acqua, elemento primigenio che crea il nutrimento. Il secondo, andato in onda il 6 dicembre, trattava del mercato, luogo dove ha origine la scelta della materia prima e dove avviene una prima composizione dell’opera culinaria.
I luoghi del mondo rappresentano nel terzo episodio l’esperienza e la perizia tecnico-strumentale dell’artista cuoco nel taglio e nella cottura. La cucina come luogo di elaborazione, relazione e contaminazione culturale del piatto è protagonista nella puntata successiva.
Quindi è la volta della ricerca, condotta nell’ambito di una tradizione storica continuamente rinnovata.

La cucina è di per sé scienza, sta al cuoco farne arte” – afferma Marchesi nella sesta puntata – contemperando diverse esigenze, come  bello/buono, forma/funzione, estetica/tecnica. Infine, raggiunta l’eccellenza nella tecnica, all’artista è dato di trasgredire creativamente e dalla regola fare eccezione.

Gualtiero Marchesi, Riso, Oro e zafferano
Gualtiero Marchesi, Riso, Oro e zafferano

In tal modo sono nati piatti indimenticabili, icone della storia della cucina, come il concettuale Riso, Oro e zafferano, dove il classico equilibrio di forme pure euclidee, il quadrato e il cerchio, si risolve nella sintesi di una prelibata gourmandise dove l’apparizione metafisica dell’oro in foglia emerge dal nero cosmico del piatto sulla corona solare di riso allo zafferano. Citiamo inoltre un’altra pietanza celeberrima di Gualtiero Marchesi, il pollockiano Dripping di pesce, dove è invece il gesto, l’improvvisazione ritmica e musicale che crea un contagioso e multicolore Allegro sullo spartito “apparecchiato” del piatto. L’Arte della cucina così diventa “totale” nell’idea dello chef, dove la verità è forma e materia.

Il Teatro del Sogno da Chagall a Fellini / Intervista a Luca Beatrice

Magritte - L’avenir des voix 1927
Magritte - L’avenir des voix 1927

Dalle Avanguardie alla Transavanguardia, attraversando il neoavanguardismo che dalla fine degli anni ’50 si spinge fino ai tardi anni ’70: la mostra Il Teatro del Sogno da Chagall a Fellini (Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia) percorre un secolo di rivoluzioni artistiche che si sono generate in primis da rivoluzioni della coscienza e dalla consapevole  irruzione dell’inconscio nella vita quotidiana, ricercata attraverso la pratica dell’arte.

Il cinema ha un ruolo speciale nella storia del XX° secolo, in quanto, come settima arte, ha fatto sognare le masse di tutto il mondo. Rivolgiamo a questo proposito qualche domanda a Luca Beatrice, curatore dell’esposizione perugina, che annovera opere dei più grandi maestri del secolo, in un percorso storico artistico che esordice con i tardoromantici Böcklin e Klinger, citando l’imprescindibile metafisica di De Chirico, l’onirismo di Previati per poi entrare pienamente nel tema con i Dalì, Delvaux, Ernst, Magritte, Man Ray,Tanguy, quindi, l’esplosivo Gallizio e i pronipoti  Botero, Chia, Paladino, Schnabel, Salle – e il macabro Hirst.

Perchè una mostra sull’inconscio e sul sogno oggi?

Una mostra sul sogno non ha tempo in quanto parla alla parte più intima di ogni uomo. Esattamente come l’arte che fino dalle proprie origini ha sempre saputo rappresentare mondi diversi, a cominciare da quello
onirico.
Mi piace pensare a Teatro del Sogno come a una mostra capace di condurre lo spettatore in un viaggio libero da coordinate temporali o spaziali attraverso visioni fantastiche e universi inesplorati.
L’idea della mostra nasce in particolare da un libro che ho amato molto: Teatro del sonno, pubblicato da Guido Almansi e Claude Béguin nel 1987. Si trattava di una raccolta di stralci romanzeschi, racconti, parti di saggio che descrivevano il rapporto tra la creatività letteraria e il mondo del Sogno. Da qui il passaggio alle arti visive che trovano un punto di incontro con la letteratura proprio nella volontà di rappresentare il confine tra reale e immaginario, tra il sonno e la veglia.

Qual è secondo lei l’apporto del Surrealismo, anzi dei Surrealismi, all’immaginario contemporaneo?

Il Surrealismo non ha avuto un percorso di nascita, sviluppo e fine, i suoi confini sono restati labili nei decenni permettendogli di essere ancora perfettamente attuale senza mai smettere di esistere.
Siamo davanti a quella che appare come un’unica avanguardia espansa e in evoluzione, difficilmente controllabile e sorprendentemente attuale. Lo stesso termine “surreale” è spesso usato nel linguaggio comune.
La sua forza è stata quella di coinvolgere ogni campo creativo, oltre alle arti visive, la letteratura, il cinema,
il teatro, e la mancanza di una un’unica forte figura di riferimento in campo visivo come era stato per le altre avanguardie storiche.
Ciò che unisce le diverse personalità che aderiscono al movimento è identificabile nella predisposizione da parte di questi artisti a indagare sfere alternative della realtà, caratteristica riscontrabile in artisti
appartenenti a generazioni recenti come Fernando Botero e Julian Schnabel. Leggi tutto “Il Teatro del Sogno da Chagall a Fellini / Intervista a Luca Beatrice”

67^ Biennale Cinema Venezia – I film premiati

Con la proiezone di una spettacolare Tempesta si conclude al Lido di Venezia la 67a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica: non pesano i quattrocento anni del dramma Shakespeariano in cui il potere della magia viene superato dalla compassione.
La regia è di Julie Taymor (autrice di Frida e di Across the Universe) con la partecipazione di una stepitosa Helen Mirren  nel ruolo di un Prospero tutto

La-tempesta-foto-Galluccio
La regista Julie Taymor e gli interpreti Helen Mirren e Djimon Hounsou (The Tempest) foto Francesca Galluccio

volto al femminile, che disegnando effetti speciali e quadri astrali tra terra e cielo riesce a dominare tutti gli elementi di natura e, infine, anche la propria sete di vendetta.

Quest’anno al Lido una kermesse di 84 film in prima internazionale, di cui 24 in concorso e gli altri distribuiti nelle sezioni Fuori Concorso, Orizzonti, Controcampo italiano, che puntualmente suscita vivaci controversie al momento della premiazione: infatti contestatissimo quest’anno il leone d’oro al film Somewhere di Sofia Coppola, stigmatizzata come ex-fidanzata del presidente della Giuria, il  vulcanico Quentin Tarantino, come se non avesse già dato prova di sé in Lost in Translation e in Marie Antoniette.

Stephen Dorff ed Elle Fanning in Somewhere
Stephen Dorff ed Elle Fanning in Somewhere di Sofia Coppola

In realtà il film, che non si eleva dalla qualità non eccezionale dei lungometraggi in concorso, è godibile, coerente e ben confezionato, protagonista un attore, l’annoiatissimo Stephen Dorff, che vive una vita completamente artificiale nel lusso dello star system holliwoodyano in un susseguirsi di episodi e camei, ambientati nel retroscena tra alcool e donnine a go-go, nella cornice del leggendario Hotel Chateau Marmont di L.A. Leggi tutto “67^ Biennale Cinema Venezia – I film premiati”