Moda in rosso a Matera

Livia Skugor indossa un modello di Michele Miglionico sulla scalinata della chiesa di San Francesco a Matera
Livia Skugor indossa un modello di Michele Miglionico sulla scalinata della chiesa di San Francesco a Matera

Proprio nel centro di Matera, uno dei primi siti abitati d’Italia (fin dal Paleolitico) già scelta da registi come Pasolini, Rosi, Lattuada, Tornatore, Gibson per l’ambientazione dei loro film si è tenuta, nella cornice scenografica costituita dalla facciata barocca della chiesa di San Francesco d’Assisi (1670), la terza edizione del Premio Moda “Città dei Sassi”.
Il Concorso Nazionale per Giovani Stilisti quest’anno è stato vinto da Anna Mattarocci, originaria di Cagliari, che si è aggiudicata anche il Premio Giovani Stilisti; al secondo posto Luca Tommasoli di Gubbio (Perugia) e al terzo posto Cecilia Lopedota di Altamura (Bari; il Premio della Critica è stato assegnato a Chiara Banelli di Tolmezzo (Udine).
Sulla spettacolare scalinata della chiesa hanno sfilato gli abiti di otto giovani finalisti e, per il gran finale, Michele Loprieno ha presentato la passerella “in rosso” dello stilista d’haute couture e presidente della giuria, Michele Miglionico: il colore è simbolo d’amore e di passione per la sua terra, la Basilicata. La modella croata Livia Skugor ha indossato i capi più significativi dello stilista di questi ultimi anni. “La Città dei Sassi”, afferma Miglionico nel suo discorso, “è il connubio perfetto tra moda e bellezze naturali che può candidarsi non solo a Capitale Europea della Cultura 2019 ma anche dell’ Alta Moda”.

La modernità di Tamara de Lempicka al Vittoriano

Tamara de Lempicka Il telefono, 1930 Olio su tavola, 34,9 x 26,9 cm Collezione privata ©1980 TAH / Museum Masters International NYC
Tamara de Lempicka Il telefono, 1930 Olio su tavola, 34,9 x 26,9 cm Collezione privata ©1980 TAH / Museum Masters International NYC

Le morbide curve delle odalische di Ingres e i solidi volumi geometrici del cubismo sintetico. La linea serpentinata e i colori  metallici del Pontormo  e l’algida perfezione formale del Bronzino, sommate all’esaltazione della tecnologia e al dinamismo futurista, congelato tuttavia nel ritorno all’ordine internazionale degli anni Venti. Gli Anni Folli: tutto questo e ancor di più nella pittura Déco di Tamara de Lempicka, nuovamente alla ribalta con una grande mostra (oltre 120 tra dipinti, foto e film) recentemente inaugurata al Complesso del Vittoriano a Roma, Tamara de Lempicka. La regina del moderno. La pittrice della mondanità e dell’emancipazione femminile, nata a Mosca (1898-1980) da madre polacca di origine francese e dal ricco padre ebreo russo, dipinge familiari ed amici in un contesto di ricchezza, fascino e raffinatezza, ma anche di trasgressione e glamour che è quello stesso che permea la sua vita. Travestita da contadina polacca  si presenta con un oca al guinzaglio ad una festa al futuro marito, Tadaeusz Lempicki; Tamara incarna lo stile aggressivo e disinibito della donna metropolitana che ritrae nelle sue tele: libera nei costumi sessuali fa uso di cocaina, ama uomini e donne che spesso ritrae nelle sue opere; seduce e respinge perfino un attempato D’Annunzio, nell’intento di ritrarlo per ricavarne pubblicità. Allestisce grandi e costose feste, conosce e frequenta gli artisti delle avanguardie, assorbendone l’insegnamento e, nel pieno spirito del Déco, si diletta anche come arredatrice, realizza abiti e  crea un colore per rossetto della Revlon. Il suo successo è enorme nella prima parte della sua vita, cui segue il matrimonio col Barone Kuffer e, dopo la crisi del ’29 un periodo di depressione, la svolta pauperista e astrattista. Quindi il trasferimento negli Stati Uniti e nel Messico, l’ oblio e poi, dal 1972, il rilancio e un successo crescente che perdura ancor oggi. Le ceneri di Lempicka, scomparsa nel 1980, sono state asperse sul vulcano Popocatepeti.

Tamara de Lempicka. La regina del moderno
Complesso del Vittoriano
Via san Pietro in Carcere, Fori Imperiali, Roma
11 Marzo – 3 luglio 2011
lun-gio 9.30-19.30; ven sab 9.30-23.30; dom 9.30-20.30
tel 06 780664
segreteria-vittoriano@comunicareorganizzando.it

La domenica di RAI Radio 3 Suite: viaggio nelle ‘regioni dell’arte’


Castello di Rivoli - collegamento con la Manica Lunga, by .mau.
Castello di Rivoli - collegamento con la Manica Lunga, by .mau.

Una trasmissione per conoscere i luoghi dell’arte dei centri minori, fuori dalle grandi città, dove spesso l’elevata qualità dell’offerta culturale si coniuga alle bellezze del paesaggio o all’interesse storico-sociale dei siti. Un punto di riferimento ideale per chi ama trascorrere piacevoli week-end in nuove ed attraenti ambientazioni.

Tutte le domeniche del mese di agosto, alle ore 20.00, il curatore Costantino D’Orazio presenta  “Le regioni dell’arte” su RAI Radio 3 Suite, una formula per viaggiare via etere tra castelli e dimore storiche,  ex fabbriche, parchi e  tanti piccoli musei che,  sull’esempio francese e tedesco, ormai costellano il territorio italiano.
Ogni reportage descrive brevemente il paesaggio e la struttura ospitante, eventi artistici spesso di levatura internazionale e poi s’intervistano i curatori. Le quattro regioni di questa perlustrazione sono il Piemonte, la Sicilia, il Veneto, la Toscana.

La scorsa domenica, il primo viaggio virtuale ha toccato il Piemonte, regione in cui le istituzioni pubbliche hanno saputo stimolare il mondo finanziario per il rilascio di fondi destinati alla cultura.
D’Orazio ha visitato per gli ascoltatori il museo d’arte contemporanea italiano più noto all’estero e più strettamente collegato alla realtà artistica europea fin dalla sua fondazione, nel 1984: il Castello di Rivoli, residenza sabauda alle porte di Torino, ristrutturata da Filippo Juvarra nel XVIII secolo. Architettura non finita e non fortificata, il castello fu sede della collezione di Vittorio Emanuele II, che lì visse la sua pazzia. In un contesto ambientale in cui convivono le bellezze dell’antico e del contemporaneo, si sono susseguiti direttori prestigiosi come Rudi Fuchs, Ida Gianelli ed oggi Andrea Bellini con Beatrice Merz. Quest’ultima ha recentemente coinvolto gli artisti della collezione permanente (in cui dominano gli stili dell’Arte Povera, Concettuale e Land Art) e le nuove leve nel riallestimento di vecchi e nuovi spazi, per creare un  inedito percorso storico artistico che copra l’arco dell’ultimo decennio.

Patrizia Sandretto, dell’omonima Fondazione, ha descritto invece il suo innovativo progetto di residenza per curatori e artisti, che prevede la produzione e l’allestimento espositivo d’opere d’arte da parte di curatori invitati da ogni parte del mondo a visitare per quattro mesi l’Italia (fino ad Enna, in Sicilia), scoprire talenti e allestire gli spazi dell’imponente Palazzo Re Rebaudengo di Guarene d’Alba (Cuneo), a 10 km dalla città del tartufo. Anche qui spazi dedicati al contemporaneo convivono con le volte affrescate, gli stucchi e le tappezzerie di una dimora storica settecentesca, aperta al pubblico dal 1997 come spazio per l’arte contemporanea.

Filatoio di Caraglio, foto courtesy http://www.marcovaldo.it/welcome.lasso
Filatoio di Caraglio, foto courtesy http://www.marcovaldo.it/welcome.lasso

Sempre in provincia di Cuneo, ai confini con la Francia, si trova il Filatoio di Caraglio, che nel ‘700 era uno dei centri industriali più attivi d’Europa per la produzione della seta. Lisa Parola fa parte del gruppo curatoriale a.titolo (collegato all’associazione Marcovaldo e alla Regione Piemonte), una realtà tutta al femminile, come la manodopera del tessile.
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Ed Templeton, la Street Art al Man di Nuoro

Ed Templeton: Portrait of Deanna
Ed Templeton: Portrait of Deanna (Books) acrilico su tela, 2008

Neoprimitivo, artista di strada, skater professionista, vegano, il losangelino Ed Templeton, classe 1972, da quindici anni vive on the road e si dedica allo sport ma anche alla pittura su skateboard, poi alla fotografia, alla scultura al film e al design. Le sue scarpe negli States sono diventate il simbolo della libertà creativa.
Dal 29 luglio al 3 ottobre il Man di Nuoro gli dedica una grande personale intitolata Il cimitero della ragione. Infatti, fino a tal segno è giunta la follia della società globalizzata, secondo l’artista, forse memore dell’oscuro Sonno della ragione di Goya.
I soggetti favoriti dei suoi lavori sono tratti dall’esperienza della strada ma anche dal mondo dell’arte contemporanea: bizzarre scene di vita vissuta, ritratti di gente comune, gli artisti e i loro discorsi si alternano a episodi erotici, ai viaggi, ai murales, alla pubblicità, dove la musica punk spesso è la colonna sonora. Templeton, che nel 1993 fonda la  “Toy Machine Bloodsucking Skateboard Company” – una ditta che produce skateboard, musica, film e altro – in realtà, come quasi tutti i naif, è un artista colto, come indicano le copertine dei libri che spesso sono disseminate nei suoi lavori. Ama Schiele, Balthus e David Hockney.
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Monte Verità, dal Naturismo al Razionalismo

Danza e natura a Monte Verità
Danza e natura a Monte Verità

Oggi il nudo è una questione di moda e, in quanto sintomo sociale di modernità, è rientrato dalla finestra della storia dell’arte che per secoli l’aveva considerato essenzialmente come espressione di bellezza ideale. Tutto iniziò con la comunità utopica di Monte Verità (Ascona, Svizzera), che alla fine del XIX secolo aveva fatto del naturismo il vessillo di un vivere sano, emancipato, immerso nella natura e in profonda armonia con essa, tanto da promuovere anche il vegetarismo e l’arte come terapia e antidoto al sentimento di alienazione individuale e sociale che cominciava a diffondersi nella società dell’industria.
Promosso da Ida Hofmann, Henri Oedenkoven e da Karl e Gusto Gräser e sviluppatosi in diverse fasi, l’esperimento di Monte Verità (innestato sul progetto originario dei teosofi Pioda, Hartmann e Wachtmeister) ebbe un successo eccezionale, tanto da attirare personalità tra le più rilevanti nel mondo dell’arte della medicina, della filosofia, della politica e tale da diventare uno dei laboratori del rinnovamento europeo: fra gli altri, vi parteciparono gli psicanalisti Carl Gustav Jung, Otto Grass, Eric Fromm e Michael Balint; politici del calibro di Bakunin, Lenin, Trozkji e Adenauer, danzatori e coreografi come Isadora Duncan Charlotte Bara e Rudolf von Laban, pittori astrattisti, dadaisti espressionisti e cubisti, tra cui: Paul Klee, Jean Arp, Hugo Ball, Alexej von Jawlenski, El Lizzitsky, Oskar Schlemmer. Teosofi, antroposofi e liberi pensatori, un nome fra tutti, Rudolf Steiner, ma anche personalità controverse come Alister Crowley. Tra gli scrittori Thomas Mann, André Gide, Herman Hesse e il filologo Karoly Kerényi; tra i registi Billy Wilder, tra i musicisti, Giacinto Scelsi ed il pedagogo Émile Jaques-Dalcroze. Leggi tutto “Monte Verità, dal Naturismo al Razionalismo”