Venezia – Biennale Musica23# ROBERT HENKE – CBM 8032 AV

67. Festival Internazionale di Musica Contemporanea 2023, CBM 8032 AV di Robert Henke al Teatro Malibran di Venezia. Foto di Cobi

Robert Henke, ingegnere e compositore, ha presentato il suo celebre progetto CBM 8032 AV nello spazio acustico del Teatro Malibran.

Lo spettacolo incomincia comincia con Henke che introduce i computer CBM 8032 come “i nonni del famoso C-64 (Commodore 64) […] Diversamente dal C-64, non avevano scheda audio né colore e neanche grafica, solo testo e simboli. Sono oggetti iconici degli albori dell’era del personal computer, e funzionavano con la stessa CPU, che è stata usata anche nei computer Apple I e Apple II. Gli sviluppi di questa tecnologia hanno trasformato gli hippy in nerds, e poi in miliardari; hanno avuto un enorme  impatto sulla cultura popolare a molti livelli, dal cinema alla poesia, dalla musica al graphic design“. Henke aggiunge che i limiti del sistema (in opposizione alle opzioni illimitate) sono esattamente ciò che gli piace per produrre buona musica/arte. Egli è alla ricerca proprio di queste limitazioni.

Con la programmazione delle routines per il  sequencer, la grafica – e il suono – direttamente in linguaggio macchina (il codice riconosciuto dal processore stesso), è possibile ottenere video e suono da una CPU che funziona alla velocità clock di 1 MHz. Quando si programma in linguaggio macchina, non ci sono livelli d’interpretazione tra il codice scritto e ciò che il computer fa con il codice stesso. Il codice dirige il flusso dei dati attraverso il chip”. Lo Studio Henke (per essere realizzato il progetto ha richiesto un team si programmatori e di ingegneri) ha sviluppato una scheda circuitale con due convertitori analogico-digitale a 8-bit (‘DACs‘) e, in più, un bus parallelo a 8-bit (per gli interessati a tutti i dettagli: https://roberthenke.com/technology/inside8032av.html] ).

Sul palco, in fila ordinata, 4 schermate CBM 8032 con testo verde, sovrapposte al design architettonico “barocco” del Teatro Malibran, tendono a rendere l’atmosfera piuttosto futuristica. La musica varia dai suoni divertenti, groovy, melodici, e idiosincratici del computer, ai bassi danzabili della musica techno per i quali Henke è conosciuto (Monolake). Le bellissime grafiche creano una notevole rassegna di realtà digitali, algoritmiche, in combinazione con un profondo senso del ritmo e della struttura.

Per l’autore, è una prima esperienza di “bass music“, solitamente riservata ai capannoni e a bettole da quattro soldi “beer-in-hand”, e qualche volta ai teatri moderni, con una scenografia così stravagante. La qualità del suono è favolosa, mostrando il potenziale di Venezia nell’abbracciare il moderno in un modo molto speciale…
-CvT  (Cobi van Tonder)

Biennale Musica – Micro-Music
Teatro Malibran
CBM 8032 AV, 17/10/2023
Robert Henke

 

Robert Henke, engineer and composer, presented his celebrated project CBM 8032 AV in the acoustic space of the Teatro Malibran.
The show starts with Henke introducing the CBM 8032 computers as the “grandfathers of the successful C-64 (Commodore 64) computers […] Unlike the C-64, they had no sound chip and neither color nor pixel graphics, just text, and symbols. They are iconic objects of the beginning of the personal computer area, and they are driven by the same CPU, which was also used in the Apple I and Apple II computers. The development turned hippies into computer nerds, and later into billionaires; it had impacts on popular culture on many levels from cinema to poetry, from music to graphic design”. Henke adds that the system’s limitations (as opposed to limitless choices) are exactly what he likes to produce good art/music. He wants these constraints.
By programming the sequencer, the graphics- and sound -routines directly in machine language, the code understood by the microprocessor itself, it is possible to get video and sound out of a CPU running at a clock speed of 1 MHz. When programming in machine language, there are no layers of interpretation between the code written and what the computer does with it. The code directs the data flow through the chip”. Studio Henke (the project required a team of programmers and engineers to realise it) added a self-developed circuit board featuring two 8-bit digital analog converters (‘DACs’) and an additional 8-bit parallel output bus (for those interested in all the details: https://roberthenke.com/technology/inside8032av.html].

On stage, in a neat row, 4 CBM 8032’s, green text on the screen, juxtaposed against the baroque architectural design of the Teatro Malibran, makes for quite the futuristic atmosphere. The music varies from humorous, groovy, melodic, and idiosyncratic computer sounds to the danceable techno bass music we know Henke (Monolake) for. The fabulous graphics makes for a very substantial show, of digital, algorithmic realities blending with a deep sense of rhythm and structure.

For the author, it’s a first to experience bass music (usually reserved for warehouses and trashy beer-in-hand dive bars) and sometimes modern theatres in such an extravagant setting. The sound quality is fabulous, showing the potential of Venice to embrace the modern in a very special way..
-CvT 

Biennale Musica – Micro-Music
Teatro Malibran
CBM 8032 AV, 17/10/2023
Robert Henke

Biennale Musica23# – Kali Malone a San Pietro in Castello (ita/en)

Biennale Musica#23 Kali Malone, Trinity Form, première assoluta, Chiesa di San Pietro in Castello, Venezia. Photo by Cobi

Trinity Form, l’opera del nuovo ensemble di Kali Malone, è stata eseguita in San Pietro di Castello il 20.10.23; la stessa organista Kali Malone ha suonato l’organo della chiesa insieme ai suoi collaboratori Lucy Railton, al violoncello, e  Stephen O’Malley alla chitarra acustica con archetto.  Malone utilizza la sensibilità unica della tastiera dell’organo di  San Pietro di Castello per alterare lentamente la pressione aerea dello strumento, al fine di creare, in combinazione con il violoncello e la chitarra acustica, rigonfiamenti timbrici nella tessitura armonica della struttura canonica.
Sedendo tra il pubblico in questo magnifico spazio architettonico, non ho potuto non cogliere nella mia mente  la sensazione di essere raccolti in una veglia,  per custodire uno spazio dedicato a ciò che sappiamo sta accadendo a Gaza proprio in questo momento. Custodire lo spazio per le anime in transito.  La musica risuona di questa delicata empatia, espressa da toni e raggi in trasformazione.  Sembra di essere nei pressi di un fiume ultraterreno, tra le imbarcazioni che raccolgono le anime nella nebbia e danno loro un passaggio verso casa. Un ritorno alla dignità. L’opposto della resistenza. Un modo delicatamente gentile, rilucente in ogni cluster tonale. Un abbraccio.

Kali Malone è nota per i suoi pezzi post-minimalisti che sviluppano specifici sistemi di messa a punto del suono per cori, ensemble da camera e strumenti  elettronici.
-CvT  (Cobi van Tonder)

Biennale Musica
Chiesa di San Pietro in Castello
Trinity Form, prima assoluta, 20/10/2023
Kaly Malone, organo, Lucy Railton, violocello, Stephen O’Malley E-bowed guitar

 

Biennale Musica#23 Kali Malone, Trinity Form, world première, Chiesa di San Pietro in Castello, Venezia. Photo by Cobi
Biennale Musica#23 Kali Malone, Trinity Form, world première, Chiesa di San Pietro in Castello, Venezia. Photo by Cobi

Kali Malone’s new ensemble work Trinity Form, performed in the San Pietro di Castello on 20.10.23, using the church’s pipe organ played by organist Kali Malone along with her collaborators Lucy Railton on cello and Stephen O’Malley on bowed acoustic guitar.  Malone uses the unique keyboard sensitivity of the San Pietro di Castello’s pipe organ to slowly alter the air pressure of the organ to create, in combination with the cello and acoustic guitar, textural harmonic timbral swells in canonic structure.

Sitting together in this beautiful architectural space, in my mind I can’t help to feel it as if we are at a vigil, holding space for that which we know is happening in Gaza right now.  Holding space for passing souls.  The music resonates such delicate empathy, tones, and rays of transformation.  It feels like we are standing by an otherworldly river, boats in the mist take the souls, and give them a passage home. A return to dignity. The opposite of resistance. A gentle soft way glowing in each cluster of tones. An embrace.

Kali Malone is known for her post-minimalist pieces implementing specific tuning systems for choirs, chamber ensembles, and electronic instruments.
-CvT

Biennale Musica
Chiesa di San Pietro in Castello
Trinity Form, première, 20/10/2023
Kaly Malone, pipes organ, Lucy Railton, cello, Stephen O’Malley E-bowed guitar

Venezia/Biennale Musica#. Maryanne Amacher (ita/en)

Biennale Musica 2023 – Maryanne Amacher, GLIA, 2006, Italian première. Photo courtesy Labiennale

Un notevole climax per la Biennale Musica: la fenomenale piece per ensemble e nastro GLIA della compositrice  Maryanne Amacher, eseguita dall’odierno Ensemble Zwischentöne diretto da Bill Dietz al Teatro alla Tese, (Arsenale di Venezia) il 16 ottobre scorso.
Con GLIA, Amacher si riferisce alle cellule gliali, talvolta chiamate “la colla” del sistema nervoso, perché forniscono supporto fisico e chimico ai neuroni e contribuiscono al loro mantenimento. Amacher costruisce la musica attraverso lo spazio vivente, includendo e incorporando ogni organismo umano presente nello spazio, l’architettura e le relazioni tra l’ensemble, il nastro e gli stessi corpo e spazio.
L’artista penetra e attiva le orecchie e i corpi dell’uditorio nello spazio, letteralmente attraverso l’incorporazione di emissioni otoacustiche – suoni emanati dall’interno dell’ orecchio degli ascoltatori, ai quali talvolta ella si riferisce come “il terzo orecchio“. La sensazione è quella di un suono che, saltando all’interno dell’orecchio stesso, dissolva lo spazio esterno in quello interno in maniera molto dilettevole.
L’uditorio è invitato a muoversi nello spazio, libero di collocarsi dietro a un performer per avere una visuale più intima dello spartito e dell’azione, ma anche di cogliere le sensazioni sensoriali, le proprietà fisiche delle onde sonore propagate nello spazio e quanto pure quest’ultimo si trasformi e si comporti differentemente in altre zone.
Inoltre, anche i membri dell’ensemble talvolta si alzano e suonano camminando attraverso lo spazio scenico. La pièce evolve come un soffice, lento, fantasmatico drone, che si addentra in incredibili gradazioni d’altezza, nella densità intrinseca delle strutture frequenziali, per produrre colori, pulsazioni e vibrazioni d’altri mondi, fino all’esplosione di melodie rapide, sonore, arpeggiate, (sono parte delle sezioni otoacustiche che accompagnano cantando con le orecchie), che alle volte suonano come un miliardo di melodie simultanee – La sensazione è quella di udire il tempo, di  udire un secolo tutto in una volta. Si muove nell’uditorio un senso di unione, di happening. Le parti elettroniche talora si fondono interamente con l’ensemble, rendendolo  quasi indistinto. Ad un certo punto, si ha quasi la certezza che l’ensemble stia suonando freneticamente e poi, con sorpresa, ci si accorge che è solo il nastro: i musicisti siedono quietamente come fossero statue – un capolavoro.
– CvT (Cobi van Tonder)

Biennale Musica
Teatro alle Tese
Ensemble Contrechamps & Ensemble Zwischentöne – direttore, Bill Dietz / Maryanne Amacher, GLIA per strumenti ed elettronica

A remarkable highlight of the Biennale Musica – the phenomenal piece for ensemble and tape GLIA, by late composer Maryanne Amacher, and executed under the direction of current Ensemble Zwischentöne director Bill Dietz at Teatro alla Tese, Venezia on 16 October 2023.
In GLIA, Amacher refers to glial cells, sometimes called the “glue” of the nervous system, because they provide physical and chemical support to neurons and maintain their environment. Amacher constructs the music
through live space, including and incorporating each human body inside the space, the architecture, and the relationships between ensemble, tape, body, and space.
She penetrates and activates the ears and bodies of the audience in the space, literally through her incorporation of otoacoustic emissions – sounds emanating from
inside listeners’ ears, which she sometimes referred to as “the third ear“. The sensation is that of sound jumping into one’s ears, blurring what is external and internal space in a delightful manner. The audience is invited to move around the space, free to stand right behind a performer and have an intimate view of the score and action, but also to sense the physical properties of the sound waves in the space and how it’s different, how it behaves differently in other areas. Also, ensemble members sometimes get up and play while walking through the space. The piece evolves from a soft, slow, ghostly drone, through incredible pitch combinations with inherent dense frequency structures, to produce otherwordly colors, pulses, and vibration, to an explosion of fast, loud, arpeggiated melodies (that are part of the
otoacoustic sections with one’s ears singing along), at times sounding like a billion simultaneous melodies – the sensation is that of hearing time, hearing a century all at
once. Moving with the audience, a sense of togetherness, of happening.
The electronic parts sometimes blend entirely with the ensemble, making it almost undifferentiable. At one point, one is sure the ensemble is playing frantically and
then, with a surprise, realizes it is only the tape; they are sitting quietly like statues—a masterpiece.
– CvT

Biennale Musica
Teatro alle Tese
Ensemble Contrechamps & Ensemble Zwischentöne – director, Bill Dietz / Maryanne Amacher, GLIA