Il “tempo ritrovato” di Marina Abramović

Standing Object for Human Use, 2012,Rame e magneti,Courtesy Marina Abramovic, Produzione PAC, Milano, © Eleonora Sole Travagli
Standing Object for Human Use, 2012,Rame e magneti,Courtesy Marina Abramovic, Produzione PAC, Milano, © Eleonora Sole Travagli

Ti viene chiesto di sottoscrivere un contratto con l’artista. Di donare il tuo tempo per concederti tempo. Per una durata di circa due ore. In piedi, seduto, sdraiato. A contatto con materiali naturali: legno, minerali e metalli. Ne siete capaci? Lo siete mai stati? E soprattutto, siete consapevoli dell’importanza di ciò che vi viene chiesto? Bene, allora siete pronti per sperimentare il Metodo Abramović, al PAC di Milano fino al 10 giugno prossimo. Leggi tutto “Il “tempo ritrovato” di Marina Abramović”

Roberto Cascone stories parte I – da Habermas a Mistika Zero

R. Cascone, Copertina del libro “Artherapy. Curarsi con l’arte contemporanea.”, 2007.
R. Cascone, Copertina del libro “Artherapy. Curarsi con l’arte contemporanea.”, 2007.

Reduce dal web-project agostano “Come creare un’opera d’arte inutile” e in procinto di iniziare una nuova “operazione artistica ” rigorosamente top secret, l’artista e giornalista napoletano Roberto Cascone racconta ad AII scena e retroscena di alcune azioni ludico-creative che dagli anni Novanta fino ad oggi lo hanno visto protagonista, accanto a personaggi come Maurizio Cattelan, Paolo Rossi, Piero Chiambretti, per fare qualche nome, dalle performances di Mistika Zero e del Cattelan Funs Club, al tuffo nella psiche di Artherapy e alla poesia digitale delle sue  Life forms. circa 25.000 immagini “pensate per il tessile e la ceramica, ispirate all’idea di forma e di vita, in particolare microscopica (virus e batteri)”.

Il tuo percorso artistico, ricco di esperienze eterogenee, sembra essersi svolto coerentemente all’insegna della “scienza delle soluzioni immaginarie”, la famosa Patafisica di Alfred Jarry. (se è vero) Come sei giunto a questo esito?
Credo che l’arte, per come la intendiamo oggi in Occidente, sia davvero una soluzione… Leggi tutto “Roberto Cascone stories parte I – da Habermas a Mistika Zero”

Il museo del Novecento nel cuore di Milano

mberto Boccioni, Forme uniche di continuità nello spazio, bronzo, 1913
Umberto Boccioni, Forme uniche di continuità nello spazio, bronzo, 1913

Finalmente, dopo un secolo d’attesa, i milanesi hanno ottenuto una loro galleria permanente d’arte contemporanea, il nuovo Museo del Novecento, recentemente inaugurato con grande successo nel Palazzo dell’Arengario, incompiuto architettonico di mussoliniana memoria in corso di ristrutturazione dal 2007 (architetti Italo Rota e Fabio Fornasari), dotato di un fregio storico di Arturo Martini.

Una rampa elicoidale in metallo post-futurista connette le gallerie della metropolitana direttamente al museo, le cui ampie vetrate si aprono su piazza Duomo, regalando generose vedute del centro storico.
Il percorso museale, che in circa 4.000 metri quadri ospita circa 350 opere d’arte contemporanea delle collezioni civiche, si apre simbolicamente con Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, opera emblematica delle lotte dei lavoratori ottocentesche che introduce, nella Sala delle colonne, ai capolavori della collezione Jucker: qui figurano i nomi più importanti dell’avanguardia internazionale, come Picasso, Braque, Modigliani, Morandi, Kandinsky, Klee e i capisaldi storici del Futurismo, che in questa sede annovera il maggior numero di opere in assoluto. Il fondo Canavase, in particolare, ha consentito l’esposizione più cospicua della produzione di Boccioni e, inoltre, sono presenti titoli di straordinaria qualità come La bambina che corre sul balcone di Balla e Il cavaliere rosso di Carrà. Quindi vi sono gli spazi dedicati al ritorno all’ordine di Novecento, con Donghi, Sironi e la metafisica di De Chirico. Il maestro della metafisica è celebrato anche in un allestimento molto discusso, quello dell’affascinante Fontana dei bagni misteriosi, prcedentemente collocata negli spazi della Triennale.
Il museo propone grandi artisti legati alla realtà di  Milano o del collezionismo milanese, come può essere un altro genio della scultura novecentesca, Fausto Melotti, di cui è presente un’intera collezione di opere astratte degli anni Trenta e lo strepitoso Lucio Fontana, cui è riservata una sala panoramica all’ultimo piano. Qui campeggiano i suoi famosi Concetti spaziali (collezione Boschi-Di Stefano), accanto a pitture e sculture in materiali diversi e, specialmente, l’arabesco al neon realizzato nel 1951 per la Triennale. Sono presenti poi opere dell’astrattismo italiano postbellico, l’informale di Burri, il concettuale di Manzoni, l’arte cinetica e programmata (il milanese “Gruppo T”), la Pop italiana e per concludere, Jannis Kounellis , Mario Merz, Gilberto Zorio, Luciano Fabro con l’Arte Povera, proseguendo idealmente fino al 1968. La città ora attende un nuovo museo che racconti il seguito della storia.

Museo del Novecento
Via Marconi, 1 (zona piazza Duomo)
20122 Milano
lun 14.30-19.30; mar-ven e dom 9.30-19.30; gio e sab 9.30-22.30
Ingresso gratuito fino al 28 febbraio 2011
www.museodelnovecento.org
c.museo900@comune.milano.it

Ex Area Ansaldo: arte e società nella poetica dell’oggetto ritrovato

Emanuela Bartolotti sedia bianconiglio 2010, mostra L'Oggetto ritrovato, Ex Area Ansaldo
Emanuela Bartolotti sedia bianconiglio 2010, mostra L'Oggetto ritrovato, Ex Area Ansaldo

Un’esposizione tutta volta al sociale quella de L’Oggetto ritrovato che inaugura martedì 12 ottobre nella milanese ex Area Ansaldo – Città delle culture, la zona industriale affidata  dal Comune all’archistar inglese David Chipperfild e destinata ad un nuovo complesso culturale.

Qui sorgeranno infatti un padiglione delle culture extraeuropee, un museo archeologico, un centro studi arti visive, una scuola di cinema e un laboratorio di marionette: parte dell’area è assegnata al Teatro alla Scala e parte all’Accademia di Brera.
Il vecchio tema dadaista dell’objet trouvé – che torna utile specie in epoca di crisi economica e di tensioni ecologiste, quando uno dei problemi scottanti è la sovrabbondanza di rifiuti – alle ex officine Ansaldo è associato ad un altra importante forma d’arte, quella dell’Art Brut, realizzata, secondo il fondatore Jean Dubuffet, ad opera di persone indenni da cultura artistica. In questo caso il gruppo Officina Tom espone gli Innesti, lavori realizzati con materiali di scarto, lastre da stampa tipografica e rami di potatura da persone affette da disagi psichici, la cui creatività può essere estremamente originale, in quanto proveniente da personalità che attingono ad un pensiero non conforme ai modelli sociali considerati “normali” nella società globalizzata. Tale pratica artistica allo stesso tempo si trasforma in Arte Terapia per coloro che la realizzano. Per questa occasione l’artista Pietro Mancini ha diretto il lavoro del gruppo di creativi all’interno dei laboratori organizzati dalla Cooperativa Primosole.

Nella più classica tradizione dell’arte sociale, il fare artistico si presenta non disgiunto dal design nella creazione di oggetti poeticamente trasformati come il libro che si trasforma in orologio dal titolo E’ ora di leggere e il fantasma del Bianconiglio che riveste una vecchia sedia. Le opere “organiche” di Silvia Meis invece costituiscono l’oggetto della pubblicazione monografica “Or Not”, libro d’artista edito dall’associazione arsprima (tra gli autori dei testi c’è Tiziano Scarpa) che sarà presentata lunedì 18 ottobre dalle ore 18.30 nell’ambito di una serata d’incontri con gli autori, cu parteciperanno artisti, giornalisti, curatori e mondo intellettuale.

L’Oggetto ritrovato
ex Area Ansaldo, Via Tortona 58, Milano
12 – 22 ottobre 2010
15-19 e su appuntamento
Apertura speciale venerdì 15 ottobre fino alle ore 22
Ingresso libero