
“Rilasciate Ai Weiwei”: ecco l’appello che campeggia sul tetto della Tate Gallery a Londra e che da una settimana rimbalza di sito in sito e sulla stampa internazionale. L’artista e attivista, famoso nel mondo per aver ideato insieme a Herzog & de Meuron Bird’s Nest (Nido d’uccello, 2008), lo stadio della Pechino olimpica, è stato nuovamente arrestato il 3 aprile scorso all’aeroporto della capitale mentre cercava di recarsi ad Hong Kong dopo aver annunciato di voler aprire uno studio in Germania.
“Indagato per reati economici”, di lui finora non c’è più alcuna notizia e si temono ritorsioni del governo cinese nonostante la solidarietà espressa dal mondo dell’arte e della comunicazione e l’appello promosso dai familiari sul quotidiano The Guardian e poi dal Guggenheim, Moma (NY) Tate e altri media: un’azione cresciuta fino a creare una sorta di “scultura sociale” sul mezzo di comunicazione favorito dall’artista, il web (il link alla petizione si trova a piè di pagina).
Ai Weiwei inizia a contestare il regime proprio durante le Olimpiadi del 2008 e viene risparmiato per la sua fama nonostante firmi insieme al Nobel per la pace Liu Xiaobo “Charta 08”, il manifesto che costerà a quest’ultimo l’incarcerazione. Nello stesso anno con l’ambientalista Tang Zuoren indaga sulle cause del crollo di edifici scolastici nel terremoto del Sichuan, e denuncia apertamente sul suo blog, prontamente oscurato, il tentativo di nascondere il numero degli scolari morti (oltre 5000). Inoltre, a questo fine, ricopre la facciata dell’Haus der Kunst di Monaco di Baviera di ideogrammi cinesi costituiti da zaini per studenti, bianchi e neri, di ogni dimensione (2009). Dovendo testimoniare nel processo contro Tan Zuoren – quest’ultimo poi condannato a cinque anni per “attività sovversiva”- Ai viene picchiato dalla polizia locale e operato per un emorragia cerebrale: documenterà questo episodio di violenza pubblicando le proprie foto su Twitter.
Lo scorso novembre il creativo è messo agli arresti domiciliari per aver organizzato una festa di protesta contro la demolizione del proprio studio di Shanghai (avvenuta il 11/12 gennaio 2011), prima caldeggiato dalle autorità e poi dichiarato “costruzione illegale”. Viene inoltre annullata la sua grande retrospettiva all’UCCA di Pechino prevista per marzo 2011. Di qui il tentativo di partenza, bloccato dall’ultimo arresto.
Alla Turbine Hall della Tate Modern, dal 12 ottobre 2010 il pubblico internazionale può ammirare l’esposizione The Unilever Series: Ai Weiwei Sunflower Seeds 2010, in corso fino al 2 maggio 2011. Una distesa di centomila semi di girasole (il popolo cinese che si volge al sole illuminante del maoismo) finemente realizzati in porcellana dipinta dagli artigiani della cittadina cinese Jingdezhen, tradizionale centro di lavorazione di questo materiale. In quest’opera vi è la riaffermazione dell’artigianato e dell’identità dell’artista/artigiano nei confronti della spersonalizzazione causata dalla produzione industriale di massa. La mostra è stata premiata infine con il Best of the web per il progetto “One-to-one with the Artist: Ai Weiwei”, ora forzatamente sospeso: i visitatori pongono delle domande all’artista tramte una videocamera e quest’ultimo risponde utilizzando lo stesso mezzo.
The Unilever Series: Ai Weiwei Sunflower Seeds 2010
Turbine Hall, Tate Modern
Bankside London SE1 9TG
12 ottobre 2010 – 2 maggio 2011
Ingresso libero
tel.(+44) (0)20 7887 8888
http://www.tate.org.uk
Petizione: http://www.change.org/petitions/call-for-the-release-of-ai-weiweihttp://www.aiweiwei.com/