
In concomitanza con l’arrivo nella città di Rovigo di un’opera di Giacomo Di Chirico (Venosa, Pz, 1844 – Napoli, 1883) che non era stata esposta da ben 136 anni, si segnala che il pittore veneziano Giovanni Biasin (Venezia, 1834 – Rovigo, 1912) tra le pagine dei suoi taccuini d’artista annovera un disegno intitolato Impressione da un quadro di De Chirico , che trae alcuni elementi fondamentali dal quadro del pittore lucano oggi esposto a Palazzo Roverella, il celebre Uno sposalizio (costume di Basilicata) del 1877, mentre l’impianto generale della scena è da riferirsi piuttosto ad un altro quadro del Di Chirico, che il Biasin non nomina: Passa il Santissimo. In realtà il disegno è un omaggio al verismo desanctisiano dell’artista lucano e alla freschezza della sua invenzione, così vicina alle più genuine tradizioni popolari.
Lo Sposalizio, oggi esposto alla mostra nel rodigino Palazzo Roverella, “Il successo italiano a Parigi negli anni dell’impressionismo: la Maison Goupil”, già presente nella collezione Goupil di Bordeaux, è stato recentemente reperito in Messico. I dipinti dell’autore lucano godettero a loro tempo di una discreta fama ed il pittore fu inoltre insignito, tra i vari premi, della croce di cavaliere della Corona d’Italia.

Utilizzando il termine “impressione”, il decoratore veneziano dichiara un’affinità con la poetica dei maestri francesi dell’ultimo quarto dell’Ottocento, e indica la propria fonte genericamente in “un quadro” del Di Chirico, ma in realtà le fonti saranno almeno tre, liberamente reinterpretate nei termini di un realismo più schietto (sgombro dall’artificio atmosferico della neve, presente in entrambi i quadri) e dell’immediatezza di uno studio disegnato.
La visione si focalizza sulla coppia centrale, isolata al centro della gradinata, nonostante il contesto sia quello di una processione cristiana, forse quella della Domenica delle Palme (titolo, tra l’altro, di una famosa opera del Di Chirico esposta a Ferrara nel 1874), con tanto di ombrelli rituali e rameggio, anche se sagome interpretabili come quelle di religiosi in preghiera restano sul fondo, inginocchiate, in attesa del passaggio delle sacre icone, non visibili.
Si adombra così il tema stesso dello Sposalizio, quello di un matrimonio celebrato in provincia, in cui si sfoggiano abiti eleganti in un contesto di generale povertà, tuttavia nobilitato dall’imponenza dei monumenti carichi di storia e dalle vestigia di una passata opulenza, che tuttora caratterizza i piccoli centri italiani, specialmente nel meridione. Di Chirico affronta il tema della coppia che scenda una gradinata attraversando un arco in altri due quadri di questa serie di festività familiari: Il Corteggiamento e il Battesimo.

Nello Sposalizio del lucano Di Chirico è la chiesa maestosa sulla sinistra a fare da protagonista, con l’ampia scalinata barocca, dotata di un elegante balaustra e gremita dagli attori della cerimonia, da astanti e i musicisti a destra, sul sagrato.
Giovanni Biasin invece preferisce raffigurare la processione/corteo nuziale nella cornice di un borgo popolare, entro l’ampia luce di un arco tardo antico, la cui invenzione è tratta dal menzionato Passa il Santissimo: quindi, relegata la chiesa a fondo campo e ruotata la scena centrale dello Sposalizio di 90 gradi, la coppia di sposi che scende la gradinata, da sinistra, è spostata al centro del quadro e la ragazzina con la corda in mano, è trasferita ne ragazzo a destra, che reca un ramo di palma. La coppia a sinistra si ripara dalla pioggia primaverile con un ombrello uguale a quelli “rituali” che riparano il gruppo sul fondo, in cima alla gradinata.
Si allude, quindi, ad una cerimonia particolare, anche perché il velo della donna, di foggia antica e il ragazzo sulla destra, che canta agitando un ramo di palma (in luogo dei musicisti del Di Chirico) indicherebbe un matrimonio ebraico, forse pensato per la ricca committenza israelita del Biasin, riscattatasi socialmente con il Risorgimento. I copricapi dei religiosi, tra l’altro, presentano la foggia frigia, come i tre Re Magi effigiati nei mosaici della chiesa di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna. Ravenna era anche una delle famiglie di committenti più vicine ai Biasin. Si ricorda inoltre, a confermare la presenza storica di comunità ebraiche di origine ellenica in Lucania, che nel 1853 a Venosa, terra natale del Di Chirico erano state scoperte catacombe ad esse riferite.
Il d’après di Biasin è stato disegnato a matita (tra il 1877 e il 1882), poi ripassato a penna e inchiostro nero e quindi ombreggiato con acquarello a monocromo. Il supporto di carta bianca vergata, oggi ingiallita dal tempo è la pagina 34 dell’Album G. Quest’ultimo, insieme agli altri quaderni d’artista di Giovanni e Vittorio Biasin – di proprietà degli eredi Luigi Stocco e temporaneamente conservati presso la rodigina Accademia dei Concordi – è attualmente in attesa di pubblicazione presso le edizioni degli stessi Concordi.
Nel periodo di apertura della mostra sarà finalmente visitabile anche la Pinacoteca dell’Accademia, congiunta a quella del Seminario Vescovile, che resta gran parte dell’anno chiusa per mancanza di personale. Si auspica che l’intensificarsi dell’attività espositiva nella città di Rovigo sia d’incentivo alla necessaria valorizzazione del ricco patrimonio artistico e culturale esistente nel capoluogo polesano.
Il successo italiano a Parigi negli anni dell’impressionismo:la Maison Goupil
Rovigo, Palazzo Rovella via Laurenti 8/10
22 febbraio – 23 giugno 2013
orari: mar-ven 9.00-19.00; sab 9.00-20.00;festivi 9.00-20.00
Tel.0425 460093
info@palazzoroverella.com
www.mostragoupil.com