Argentina, 1985 – Santiago Mitre

Riccardo Darin e Peter Lanzani, regista e protagonista del film "Argentina, 1985" alla 79° Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia. Foto Credits - La Biennale di Venezia
Riccardo Darin e Peter Lanzani, regista e protagonista del film “Argentina, 1985” alla 79° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Foto Credits – La Biennale di Venezia

I film dedicati a momenti storici importanti sono spesso segnati da una pesante solennità, un rispetto a volte soffocante che può far dimenticare che questi eventi abbiano coinvolto persone reali, esseri umani con passioni e debolezze.
Ciò è in particolar modo rischioso quando l’argomento è delicato e terribile come quello della dittatura militare degli anni ’70 e ‘80 in Argentina e della sua pratica di Guerra – rapimento, tortura, stupro e uccisione dei propri cittadini, drammaticamente noti come “desaparecidos”.
Tranquilli, non è questo il caso di Argentina, 1985.
Il nuovo film in lingua spagnola di Amazon – candidato dell’Argentina per l’Oscar 2023 – dà a questi crimini contro l’umanità ogni grammo di peso che richiedono e meritano, ma non dimentica mai l’umanità dei suoi personaggi. Ciò è particolarmente vero soprattutto per quanto riguarda la rappresentazione del protagonista Julio César Strassera, il pubblico ministero a cui venne assegnato il compito apparentemente impossibile di imputare e condannare i capi militari responsabili di queste atrocità.
Lo Strassera del film non è un eroe, tutt’al più si sminuisce come un uomo di poca importanza. “La storia non è stata fatta dai tipi come me’, dice, e non è falsa modestia.
Non è dinamico o particolarmente carismatico. In effetti, fino agli eventi narrati nel film, non aveva precedenti
di difesa della giustizia contro i poteri costituiti.
Nelle mani del regista e co-sceneggiatore Santiago Mitre, del co-sceneggiatore Mariano Llinás e dell’attore protagonista Ricardo Darín (“Il segreto dei suoi occhi”), Strassera è il protagonista lento e costante ma che si potrebbe definire accattivantemente competente; e
interessante senza fare nulla per esserlo. Ovviamente questo ruolo si incastona perfettamente anche con il ruolo di padre della genuina, limpida e unita famiglia Strassera:
Santiago Armas Estevarena nei panni del figlio Javier, Gina Mastronicola nei panni della figlia Veronica e Alejandra Flechner nei panni della moglie Silvia. Le loro scene di vita famigliare sono educatamente informali e vive, mai forzate. Ognuno ha una personalità che emerge nel film, specialmente il giovane figlio Javier, entusiasta e di stimolo al padre nell’impresa di lottare per una impresa moralmente titanica . Le loro relazioni sono reali e i momenti tra loro
sono piccoli ma significativi. La famiglia ci invita nel loro mondo e ci fa preoccupare quando iniziano le inevitabili minacce di morte.
Non è una commedia a farci sorridere, ma è l’umorismo della vita di tutti i giorni che accompagna la famiglia Strassera nella sfida impensabile di restituire giustizia e dignità ad una Nazione intera.
Non riuscendo a reclutare grandi avvocati in quanto tutti compromessi con gli apparati di regime, Strassera viene aiutato da un gruppo di giovani, sconosciuti ma motivatissimi avvocati che si uniscono assieme, ciascuno per il proprio motivo personale. Di particolare rilevanza
sarà Luis Moreno Ocampo (Peter Lanzani). Questi personaggi, ancora una volta, si presentano a noi spettatori come vissuti umani, quasi chiedendoci di aiutarli a trovare la forza per lottare nella loro impresa.
Le commoventi testimonianze delle vittime sopravvissute sono sicuramente carbone per il fuoco della nostra voglia di giustizia, tuttavia il potere del film è derivato principalmente dalla sua forza di voler impedire che questa piaga autoritaria e terroristica si ripresenti in un futuro, in Argentina come altrove.

Le didascalie di apertura ci informano che l’Argentina ha subito oscillazioni tra governi democratici e colpi di stato militari per 50 anni prima dell’inizio della storia.
Strassera e la sua squadra di giovani hanno il compito di affrontare non solo coloro che avrebbero violato violentemente la legge in nome del ‘patriottismo’, ma anche coloro che avrebbero poi difeso quelle azioni.
Il procuratore si appella così, prima alla Corte riunita in tribunale e poi al Paese: “Questa è la nostra opportunità; potrebbe essere l’ultima”.
Daniele Bonomelli

La 79ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica