Terry Gilliam, The zero theorem, Venezia, 70a Mostra d’Arte Cinematografica
Terry Gilliam – The zero theorem
Quasi trent’anni dopoBrazil, Gilliam torna ad affrontare il genere fantascientifico con un approccio totalmente nuovo. Uno degli elementi più interessanti e riusciti del film è sicuramente la sua visione di un futuro (non troppo lontano) in cui si può notare l’assenza di auto volanti in un traffico autoregolamentato ed in cui ci si può immedesimare e immaginare data l’ormai definita età del social networking a cui ci siamo abituati. Quando è di scena la società del futuro infatti salta agli occhi la dipendenza dei personaggi verso i loro tablet e la loro mancanza di relazionalità verso il prossimo. La sceneggiatura forse è poco entusiasmante ma coerente fino alla fine. Un ottimo Christoph Waltz aiuta a colmare la brevità e le aspettative mancate di un film comunque da vedere.
Presentato in concorso alla recente 67^ Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, il film Meek’s Cut-off, dell’americana Kelly Reichardt, narra la storia di un gruppo di pionieri che, nel 1845, attraversa le aride regioni dell’Oregon in cerca di una terra dove stabilirsi. Guidati da Stephen Meek, un personaggio realmente esistito, la carovana percorrerà una scorciatoia (da cui il titolo). Finiranno tuttavia per perdersi, l’acqua scarseggerà e l’unica speranza di sopravvivenza sarà un selvaggio catturato lungo il cammino. A questo punto, fidarsi o no del nemico dell’uomo bianco?! Il viaggio verso l’ignoto si trasforma in un percorso disperato, disegnato con ammirevole rigore formale.
La regista non è interessata al contesto storico. Quello che le sta più a cuore è la “gestione” dei rapporti interpersonali. Il senso del film infatti risiede nella dialettica dei protagonisti con gli spazi, i vuoti, i silenzi e soprattutto nella lenta emersione delle figure femminili, che da anime silenziose e devote ai loro compagni, diventano qui energiche protagoniste. All’interno si spazia dal tema della religione (più volte citato in alcune battute dai personaggi) alla paura, al razzismo, alla ricerca dell’identità femminile. ..”Ho iniziato a lavorare a questa storia, assieme allo sceneggiatore, che ha scoperto i fatti veri dell’avventura di Stephen Meek”, dice la Reichardt. “Mi sono poi focalizzata su un certo tipo di western, quello di autori come Nicholas Ray, William Wellman, Anthony Mann e Monte Hellman, cineasti che mettevano nelle loro storie anche un punto di vista femminile. Ho letto i diari delle donne che viaggiavano nelle carovane dei coloni, il loro modo pratico di risolvere le difficoltà”.. La Reichardt, già segnalata ai festival di Rotterdam e Torino e nota per Old Joy (2006) e Wendy&Lucy (2008), gioca sull’introspezione psicologica dei personaggi. Alla figura burbera e irrequieta di Meek (l’abile Bruce Greenwood) si contrappone quella riflessiva e progressista di Emily (una straordinaria Michelle Williams). Leggi tutto “67^ Biennale cinema – Meek’s Cut-Off (La scorciatoia di Meek)”
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