I “Jeux d’Amour” di Pietro Beretta a Venezia

Pietro Beretta, Telefono rosso Kennedy-Kruscev, ottobre 1962, 2014, assemblaggio a tecnica mista su legno 35 x 55 x 20, dalla copertina del catalogo della mostra "Jeux d'Amour". Foto M. Agorri, grafica Christian Palazzo
Pietro Beretta, Telefono rosso Kennedy-Kruscev, ottobre 1962, 2014, assemblaggio a tecnica mista su legno 35 x 55 x 20, dalla copertina del catalogo della mostra “Jeux d’Amour” (Venezia, 2022). Foto M. Agorri, grafica Christian Palazzo

Venezia – Ancora pochi giorni  per visitare  l’esposizione
Jeux d’Amour , a cura di Roberta Reali, allo Spazio San Vidal a San Zaccaria.
In mostra vi sono tre serie di opere significative della produzione recente dell’artista asconese Pietro Beretta .
Si tratta della brillante Box Art Collection, realizzata insieme alla moglie Annagret Engelberger, così come le quattro elegantissime sedute “africane” del 2014 (Non è solo sedersi) e infine la sequenza di ritratti post-espressionisti e junghiani Sguardi, a lei dedicata. Leggi tutto “I “Jeux d’Amour” di Pietro Beretta a Venezia”

Teosofi e pensiero teosofico alla Biennale di Venezia

Carl Gustav Jung, The Red Book [page 655], 1915-1959, Paper, ink, tempera, gold paint, red leather binding, 40 x 31 x 10cm, © 2009 Foundation of the Works of C.G. Jung, Zürich. First published by W.W. Norton & Co., New York 2009
Carl Gustav Jung, The Red Book [page 655], 1915-1959, Paper, ink, tempera, gold paint, red leather binding, 40 x 31 x 10cm, © 2009 Foundation of the Works of C.G. Jung, Zürich. First published by W.W. Norton & Co., New York 2009
Palazzo enciclopedico e wunderkammer dell’arte – contenitore in cui si misura un elevato gradiente estetico  fra opere raffinatissime, spesso storicizzate, e feroci icone del degrado contemporaneo, oltre ai lavori dei soliti noti – la 54a Biennale di Massimiliano Gioni si ammanta di un’aura mista di esoterismo, esotismo, antropologia visuale e tecnologia, calcando le orme della storia da fine Ottocento ai giorni nostri: un immaginario curatoriale che, nella migliore tradizione biennalesca, “cita” Aby Warburg e André Breton, Jean Baudrillard, Harald Szeemann e Paolo Portoghesi. Finalmente, poi, Gioni riscopre le visioni Liberty di Galileo Chini al Padiglione centrale, che l’architetto romano aveva già restaurato per la sua Arte e Scienza del 1986. Leggi tutto “Teosofi e pensiero teosofico alla Biennale di Venezia”

Monte Verità, dal Naturismo al Razionalismo

Danza e natura a Monte Verità
Danza e natura a Monte Verità

Oggi il nudo è una questione di moda e, in quanto sintomo sociale di modernità, è rientrato dalla finestra della storia dell’arte che per secoli l’aveva considerato essenzialmente come espressione di bellezza ideale. Tutto iniziò con la comunità utopica di Monte Verità (Ascona, Svizzera), che alla fine del XIX secolo aveva fatto del naturismo il vessillo di un vivere sano, emancipato, immerso nella natura e in profonda armonia con essa, tanto da promuovere anche il vegetarismo e l’arte come terapia e antidoto al sentimento di alienazione individuale e sociale che cominciava a diffondersi nella società dell’industria.
Promosso da Ida Hofmann, Henri Oedenkoven e da Karl e Gusto Gräser e sviluppatosi in diverse fasi, l’esperimento di Monte Verità (innestato sul progetto originario dei teosofi Pioda, Hartmann e Wachtmeister) ebbe un successo eccezionale, tanto da attirare personalità tra le più rilevanti nel mondo dell’arte della medicina, della filosofia, della politica e tale da diventare uno dei laboratori del rinnovamento europeo: fra gli altri, vi parteciparono gli psicanalisti Carl Gustav Jung, Otto Grass, Eric Fromm e Michael Balint; politici del calibro di Bakunin, Lenin, Trozkji e Adenauer, danzatori e coreografi come Isadora Duncan Charlotte Bara e Rudolf von Laban, pittori astrattisti, dadaisti espressionisti e cubisti, tra cui: Paul Klee, Jean Arp, Hugo Ball, Alexej von Jawlenski, El Lizzitsky, Oskar Schlemmer. Teosofi, antroposofi e liberi pensatori, un nome fra tutti, Rudolf Steiner, ma anche personalità controverse come Alister Crowley. Tra gli scrittori Thomas Mann, André Gide, Herman Hesse e il filologo Karoly Kerényi; tra i registi Billy Wilder, tra i musicisti, Giacinto Scelsi ed il pedagogo Émile Jaques-Dalcroze. Leggi tutto “Monte Verità, dal Naturismo al Razionalismo”

Da Monte Verità a Monte Visione

Emil Fahrenkamp, albergo in stile razionalista, Monte Verità - Foto Massimo Pedrazzini

Il Palazzo Franchetti Cavalli di Venezia, sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti,  ha recentemente ospitato la presentazione di “Monte Visione”, il progetto di rilancio culturale e  fundraising per il restauro del Museo di Monte Verità, complice il concerto per arpa celtica eseguito da Vincenzo Zitello ed il rinfresco “Sapori veri” con le specialità della Svizzera italiana.

Art In Italy ha sentito il direttore del museo Claudio Rossetti e lo storico e curatore Andreas Schwab, che rispondono ad alcune domande:

Claudio Rossetti, qual è la relazione tra l’attuale mission del Museo e lo spirito originario in cui fu fondata la colonia di Monte Verità?

Raccontare la storia di Monte Verità e della sua Utopia affinché i giovani abbiano la possibilità di credere nelle utopie. In questo ha creduto anche il Festival del cinema giovane di Bellinzona, Castellinaria, che ha istituito un premio Utopia per promuovere il bisogno di sognare in questa società. Irene Bignardi, direttore artistico del Festival di Locarno, è tra i sostenitori del nostro progetto.

Qual era l’idea che lo storico dell’arte Harald Szeemann ha realizzato a Monte Verità?

Dopo il periodo di gestione del Barone von der Heydt, che fece costruire il famoso albergo in stile Bauhaus ed il Teatro San Materno, lo slancio creativo di Monte Verità si era in qualche modo esaurito.
Fu Harold Szeemann a rilanciare il museo. Szeemann era molto legato al tema dell’utopia e la sua visione storico-artistica ha contribuito con elementi significativi a valorizzare questa sede espositiva sul piano internazionale. Leggi tutto “Da Monte Verità a Monte Visione”