Ferrara/Gli Anni Folli nella Parigi del primo Novecento

Amedeo Modigliani, Nudo, 1917, olio su tela, cm 73 x 116,7, New York, Solomon R. Guggenheim Museum, Solomon R. Guggenheim Founding Collection, per donazione
Amedeo Modigliani, Nudo, 1917, olio su tela, cm 73 x 116,7, New York, Solomon R. Guggenheim Museum, Solomon R. Guggenheim Founding Collection, per donazione

Se mi soffermo sul titolo scelto per questa importante mostra, Gli Anni Folli – La Parigi di Modigliani, Picasso e Dalì 1918-1933, la mia mente spicca il volo e corre tra le mansarde e i boulevards della capitale d’inizio Novecento. La Parigi delle esposizioni universali, centro nevralgico in cui confluiva la cultura del globo intero nella sua strabiliante varietà.

Piet Mondrian, Schilderij N. 1. Losanga con due linee e blu, 1926, olio su tela, cm 61,1 x 61,1, Philadelphia Museum of Art, A.E. Gallatin Collection, 1952
Piet Mondrian, Schilderij N. 1. Losanga con due linee e blu, 1926, olio su tela, cm 61,1 x 61,1, Philadelphia Museum of Art, A.E. Gallatin Collection, 1952

Penso alla straordinaria enarmonia dettata dal costante dialogo tra differenti discipline quali: pittura, scultura, musica, fotografia, danza, teatro, ecc. Non solo un’osmotica amalgama di linguaggi, ma una radicale fusione di arte e vita che, in questi anni particolari, a cavallo tra i due conflitti mondiali, pare essere indissolubile. L’arte non si esprime senza il brulicare della vita stessa ben testimoniato dalle biografie di artisti, intellettuali, collezionisti e dalla gente comune, fatte di speranza e incertezza, di gioia e disillusioni.

Ilse Bing, Parigi, Champs de Mars. Veduta dalle scale della Tour Eiffel, VII arrondissement, 1931, Stampa su gelatina al bromuro d’argento, cm 26,8 x 34, Parigi, Musée Carnavalet, Histoire de Paris
Ilse Bing, Parigi, Champs de Mars. Veduta dalle scale della Tour Eiffel, VII arrondissement, 1931, Stampa su gelatina al bromuro d’argento, cm 26,8 x 34, Parigi, Musée Carnavalet, Histoire de Paris

Con questa mostra, inaugurata sabato 10 settembre nella storica cornice del Palazzo dei Diamanti, Ferrara Arte ha cercato di ricostruire questo spirito, questa atmosfera, aprendo il sipario con le opere di due grandi maestri, Monet e Renoir che, ancora attivi al termine del primo conflitto mondiale, costituiscono il naturale trait-d’union con la modernità.

Salvador Dalí, L’eco del vuoto, c. 1935, Olio su tela, cm 73 x 92, Milano, Collezione privata
Salvador Dalí, L’eco del vuoto, c. 1935, Olio su tela, cm 73 x 92, Milano, Collezione privata

La sensualità femminile immortalata da De Chirico o Foujita e il mondo fantastico esplorato da Chagall testimoniano il fermento dell’École de Paris, mentre la luce e la natura della Côte d’Azur si riverberano nella capitale francese attraverso le opere di Matisse, Bonnard e Maillol. Il linguaggio cubista si ammorbidisce confluendo in una sinuosità di forme e linee qui rappresentate dalle nature morte di Picasso e Braque, o dall’essenzialità di Ozenfant e di Jeanneret, meglio noto come Le Corbusier. Leggi tutto “Ferrara/Gli Anni Folli nella Parigi del primo Novecento”

Chardin, la silenziosa rivoluzione del quotidiano

Jean Siméon Chardin Paiolo di rame stagnato, macinapepe, porro, tre uova e tegame di terracotta, 1734-35 Olio su tavola, cm 17 x 21 Parigi, Musée du Louvre. Lascito Dr. Louis La Caze, 1869 © foto RMN
Jean Siméon Chardin Paiolo di rame stagnato, macinapepe, porro, tre uova e tegame di terracotta, 1734-35 Olio su tavola, cm 17 x 21 Parigi, Musée du Louvre. Lascito Dr. Louis La Caze, 1869 © foto RMN

A coloro che non hanno avuto ancora la fortuna di ammirare il fascino discreto e la tecnica smagliante di Jean Siméon Chardin (1699-1779) che affiora dalla teoria di tele di formato “domestico” appese nelle ampie sale – e meno frequentate – dei musei del Prado e del Louvre, oggi si offre l’occasione di una mostra memorabile, curata da Pierre Rosenberg e allestita nella prestigiosa sede del Palazzo dei Diamanti di Ferrara.
Proprio nell’epoca reale della fastosa esplosione del gusto Rococò, Chardin guarda alla pittura “borghese” d’interni e di nature morte dei maestri fiamminghi e alla loro impareggiabile tecnica costituita da precise e sottili pennellate e da una luce che avvolge ogni oggetto in un manto di realtà. Una pittura del quotidiano, quella di Chardin, essenziale, che tocca i momenti salienti, la poesia, le emozioni sopite della vita di ogni giorno.
Le sue splendide nature morte (che affascineranno re Luigi XV tanto quanto Diderot e anche i pittori contemporanei, in particolare Morandi) sono di una precisione lenticolare, senza mai diventare stucchevoli, grazie ad un perfetto equilibrio formale fondato sulle variazione degli effetti di luce e colore.
Una pittura proto-rivoluzionaria, proprio per il suo realismo e per l’attenzione riservata al mondo delle persone comuni, alla natura e agli anonimi utensili di ogni giorno: un tavolo, una bottiglia, un bicchiere. Qui risiede la chiave della forza della pittura di Chardin, che dà voce a coloro che non non ne hanno e che nel silenzio profondo dell’oscurità lascia emergere la luce e l’energia nascosta degli oggetti e delle persone più umili.

Chardin. Il pittore del silenzio
Palazzo dei Diamanti
Corso Ercole I d’Este, 21
44100 – Ferrara
17 ottobre 2010 – 30 gennaio 2011.
9.00 – 19.00
tel. 0532.244949
e-mail: diamanti@comune.fe.it
www.palazzodiamanti.it