
Land art, Arte ambientale, Art in nature, ma anche Garden designing e Arte vivente (Bio arte), sono alcune tra le varie sigle che segnano le declinazioni del rapporto artista/natura, come si è configurato, nell’ultimo trentennio, con il sorgere dei “parchi d’arte” che oggi costellano anche il territorio italiano.
Non che mancassero precedenti illustri, a partire dal cinquecentesco Giardino dei Boboli a Firenze e dal concetto stesso di giardino all’italiana sorto con il fiorire della civiltà delle ville nel corso del Rinascimento.
Sono da annoverare tra i primi giardini d’arte contemporanea gli spazi espositivi in esterno della Biennale di Venezia e della Triennale di Milano, ma i primi parchi specificamente dedicati al contemporaneo nascono attorno agli anni Sessanta: ricordiamone alcuni esempi.
Dagli anni Cinquanta agli anni Settanta

Nei primi anni Cinquanta Peggy Guggenheim tutte le estati usava aprire al pubblico il suo prezioso giardino di sculture veneziano, con opere dei massimi artisti dell’avanguardia internazionale che oggi è possibile fruire quotidianamente; completamente diverso è Il Parco di Pinocchio, creato nel 1956 a Collodi (Pt) come un’opera collettiva di artisti e architetti italiani: Michelucci, De Luigi, Zanuso, Greco, Consagra e Venturini tra coloro che hanno illustrato le storie del celebre burattino.
L’anno seguente l’artista e gallerista Enzo Pagani crea a Castellanza (Va) il parco-museo Pagani, che a sua volta annovera circa 650 opere di maestri delle avanguardie del Novecento: da Man Ray a Sonia Delaunay, da Archipenko a Jean Arp, da Reggiani a Vanelli.
É nel 1968 che Nick Spatari e Hiske Maas installano una trentina di sculture policrome nel parco/museo/laboratorio che circonda un ex complesso monastico dell’Aspromonte (Mammola, RC) sorto nell’area di una necropoli del XII-VII secolo A.C. Il Museo Santa Barbaraoggi conta opere di Giacometti, Baj, Spadari, Scanavino, Rotella, Hsiao, Schifano, Ceroli e altri.
Al 1968 risale l’immane tragedia del terremoto del Belice, in seguito alla quale l’allora sindaco di Gibellina (Tr) Ludovico Corrao lancia un appello agli artisti per disegnare una città nuova: rispondono Burri, Schifano, Angeli, Andrea Cascella, Consagra, Arnaldo Pomodoro, Paladino e intellettuali come Sciascia ed Isgrò. La nuova città d’arte postmoderna è inaugurata nel 1979 e, nel 1984, sulle macerie della vecchia Gibellina, Burri getta un’enorme colata di cemento bianco, creando con il suo Grande Crettoun segno indelebile, significante e stratificato sul territorio: le fenditure e i blocchi ricalcano l’impianto urbanistico della città scomparsa.
In seguito Burri realizza grandi cretti per luoghi che hanno subito cataclismi, come Napoli e Los Angeles. Suggestiva è l’opera dell’artista anche nella sede espositiva degli Ex Seccatoi di Tabacco, collegata al Museo Burri di Città del Castello (1990).
Anni Ottanta

Una fase importante per i “parchi della scultura” subentra negli anni Ottanta, in area Toscana: pensiamo al fantastico Giardino dei Tarocchi di Garavicchio (Gr, 1980) ideato da Niki de Saint-Phalle e Jean Tinguely anche per i bambini, con le sue grandi sculture rivestite di mosaico installate in una tenuta di Marella Agnelli. Gli artisti hanno tratto ispirazione dal Park Güell di Gaudì a Barcellona.
L’idea d’arte ambientale viene svilluppata fin dagli anni Settanta nella Fattoria di Celle (Prato) dalla famiglia Gori, che ha iniziato ad invitare gli artisti per realizzare le loro opere ponendosi “eticamente” in relazione agli spazi agricoli, al parco romantico e alla villa secentesca che le avrebbe ospitate. Intervengono nomi del calibro di Robert Morris, Anne e Patrick Porier, Dennis Oppenheim e Alice Aycock con l’apporto critico di Barilli, Guerrieri, Jensen e Schneckenburger. Il parco-museo è inaugurato nel 1982 nell’area in cui di lì a poco sorgerà uno tra i più importanti snodi museali italiani, il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, fondato nel 1988, che oltre alle sezioni museale, bibliotecaria, documentaria, didattica, eventi, ecc. comprende un proprio giardino delle sculture. I maggiori nomi del’arte contemporanea sono rappresentati nella collezione permanente, da Kapoor, a LeWitt, Schnabel, Acconci, Paolini, Canevari, Pistoletto, Kabakov, Mulas e molti altri.
Uno strepitoso intervento land, è invece il Campo del Sole, realizzato a Tuoro (Pg) tra il 1985 e il 1989 sotto la direzione artistica di Enrco Crispolti, su progetto di Pietro Cascella, Cordelia Von den Steinen e Mauro Berrettini: si tratta di un’architettura di sculture, costituita da 28 colonne azzurre in pietra serena locale erette da altrettanti artisti in forma di spirale caudata, nel luogo in cui Annibale sconfisse l’esercito romano sul lago Trasimeno.
Risale al 1986 l’itinerario Arte Sella, vero e proprio esperimento d’arte ambientale che utilizza i materiali di Bosco Valsugana (Tn) per più di 46 opere di altrettanti artisti provenienti da tutto il mondo disseminate lungo un percorso nella foresta. Il cammino annovera capolavori concettuali e ambientali come la cattedrale di alberi di Giuliano Mauri, tre navate con ottanta colonne di carpini intrecciati, e i flauti del francese Erik Samakhazionati da pannelli solari, al comparire del sole in una radura lacustre.
(segue: nella “seconda parte” vedremo esempi dagli Anni 90 e 2000).