
A coloro che non hanno avuto ancora la fortuna di ammirare il fascino discreto e la tecnica smagliante di Jean Siméon Chardin (1699-1779) che affiora dalla teoria di tele di formato “domestico” appese nelle ampie sale – e meno frequentate – dei musei del Prado e del Louvre, oggi si offre l’occasione di una mostra memorabile, curata da Pierre Rosenberg e allestita nella prestigiosa sede del Palazzo dei Diamanti di Ferrara.
Proprio nell’epoca reale della fastosa esplosione del gusto Rococò, Chardin guarda alla pittura “borghese” d’interni e di nature morte dei maestri fiamminghi e alla loro impareggiabile tecnica costituita da precise e sottili pennellate e da una luce che avvolge ogni oggetto in un manto di realtà. Una pittura del quotidiano, quella di Chardin, essenziale, che tocca i momenti salienti, la poesia, le emozioni sopite della vita di ogni giorno.
Le sue splendide nature morte (che affascineranno re Luigi XV tanto quanto Diderot e anche i pittori contemporanei, in particolare Morandi) sono di una precisione lenticolare, senza mai diventare stucchevoli, grazie ad un perfetto equilibrio formale fondato sulle variazione degli effetti di luce e colore.
Una pittura proto-rivoluzionaria, proprio per il suo realismo e per l’attenzione riservata al mondo delle persone comuni, alla natura e agli anonimi utensili di ogni giorno: un tavolo, una bottiglia, un bicchiere. Qui risiede la chiave della forza della pittura di Chardin, che dà voce a coloro che non non ne hanno e che nel silenzio profondo dell’oscurità lascia emergere la luce e l’energia nascosta degli oggetti e delle persone più umili.
Chardin. Il pittore del silenzio
Palazzo dei Diamanti
Corso Ercole I d’Este, 21
44100 – Ferrara
17 ottobre 2010 – 30 gennaio 2011.
9.00 – 19.00
tel. 0532.244949
e-mail: diamanti@comune.fe.it
www.palazzodiamanti.it