Rabarama. Ritratto di un’artista

Palpit-azione foto a cura di Ferdinando Cioffi
Palpit-azione foto a cura di Ferdinando Cioffi

Il Messico

È stato il mio primo viaggio: a 18 anni sono stata selezionata ad un concorso dell’Accademia di Venezia per realizzare una scultura a Toluca. L’impatto con la scultura Maya e Azteca è stato così forte da restarmi dentro e influenzarmi sia inconsciamente che consciamente.
Il dato della divinità in cui si fondono diverse raffigurazioni animali ha informato la prima fase della mia scultura. Queste icone hanno una forza tale da imprimersi nell’animo per il solo fatto di averle viste, anche perché sono frutto dello studio profondo degli antichi.
Qualsiasi evento viene da noi elaborato ed interiorizzato ed è possibile trasferirlo nel lavoro, dalla passeggiata ad un foglio che vola. Dialogando con queste immagini trasferisco la mia interiorità nella materia in un percorso di ricerca che parte dalla mente.

L’infanzia e gli anni dell’Accademia

Per me è nato tutto come un gioco, fin dall’infanzia trascorsa con la mamma ceramista e il papà pittore e scultore. All’Accademia di belle Arti ero obbligata a cambiare continuamente stile e a praticare l’informale mentre il mio linguaggio è sempre stato il figurativo.

Il puzzle e i Ching

Ho utilizzato il puzzle nella fase di  ritorno dall’informale alla forma, non come un escamotage di riconoscibilità, ma come chiave di interpretazione per comunicare qualcosa che era troppo complesso esprimere diversamente.
Terminata l’Accademia, sono tornata al figurativo con la libertà di rappresentare ciò che avevo appreso come patrimonio universale della nostra e di altre culture. Astrologia, cabala, numerologia, lo studio sugli angeli, sono tutte discipline che si esprimono tramite il linguaggio della scrittura. Ho iniziato ad esplorare questo mondo con i miei Ching.

L’espressionismo

Tra il 1994 e il 1995, ho realizzato lavori estremamente espressionisti, intensi e aggressivi, poiché la mia indole tende a trasferire quello che sento in maniera diretta. Tuttavia, potendo scegliere tra diverse forme espressive, ho seguito il suggerimento di Dante Vecchiato e ho scelto la via più comprensibile al pubblico. Leggi tutto “Rabarama. Ritratto di un’artista”

Dante Vecchiato. Autoritratto di un gallerista

Dante Vecchiato
Dante Vecchiato

Pittore o gallerista
La mia passione è da sempre la pittura. Ho studiato all’istituto d’arte Pietro Selvatico di Padova e presso l’Accademia d’arte di Venezia, affascinato più dalla ricerca sulle tecniche e i materiali
che dal dipingere. Come pittore avevo un ottimo contratto, ma al centesimo quadro ho smesso di dipingere. La carriera di artista, per certi mercanti, presuppone che, trovata una formula, la si porti avanti: non avrei più potuto sperimentare.

I classici

Nel 1987 ho cominciato ad esporre Fiume, Treccani, Cascella, come tanti altri, nella vecchia sede di via Dondi dell’Orologio, erano tempi difficili per l’arte contemporanea si vendevano
solo i classici, e Padova non è mai stata Milano.
L’anno dopo, visto che un’opera di Salvatore Fiume costava come un’opera di Lucio Fontana, ho cominciato a comprare le opere di Fontana in circolazione, e dopo una collettiva composta da lavori di Afro, Alberto Burri, Mario Sironi, nel 1988 ho allestito una personale di Lucio Fontana in contemporanea con il Guggenheim di Venezia.

L’informale

Scelgo sempre in base all’intuito e sono un istintivo. L’informale è la corrente artistica che più mi si addice e più mi solletica. Sono nato con l’informale, ho fatto mostre di: Tancredi, Afro, Burri, Vedova e Manzoni. Tancredi risveglia l’emozione, è molto romantico e coinvolge lo spettatore in modo molto diverso da Pollock, in realtà più freddo, forse perché legato alla sola azione.

La Transavanguardia

Ho guardato alla Transavanguardia quando nessuno ci credeva: allora sembrava che tutto fosse già stato detto e il nuovo orizzonte artistico italiano era formato solo da questi, allora giovani, artisti che cercavano di proporsi come alternativa all’egemonia della ricerca concettuale e di esprimere nuove idee attraverso una rivisitazione del passato, la ripresa della manipolazione e del colore con l’aiuto e l’appoggio del grande critico Achille Bonito Oliva.

Il Nouveau Réalisme

Il mio Nouveau Réalisme posso dire di averlo vissuto di prima persona, accanto al grande artista Arman, che ho frequentato e promosso direttamente in Italia, un artista pieno di risorse. Se ogni artista ha un auge che dura più o meno un decennio, i Nouveau Réalistes hanno avuto trent’anni per il talento con cui hanno recuperato e trasformato gli oggetti. Sempre pronti a creare nuove situazioni, sono ancora attualissimi e di caratura mondiale: vi sono opere di Arman e César in tutti i musei d’arte contemporanea del mondo.

Basquiat

Nel 1982 alla mostra Transavanguardia Italia/America di Modena mi colpii la “Monna Lisa” di Basquiat : una rappresentazione in chiave molto cruda, fatta di soli segno e gesto. Ho mostrato Basquiat in un allestimento itinerante tra Cortina e Forte dei Marmi, quando le quotazioni erano già alte, anche se ora lo sono molto di più; non avevo fatto calcoli, ero andato solo di intuito, lo riconoscevo un’artista di molto superiore agli altri, e non mi ha deluso.

Keith Haring

Haring, esposto nella nostra sede di Milano, sono riuscito ad averlo solo nel 2009. Un artista molto più attuale di Basquiat, più comunicativo con i giovani, che amano riprodurre i suoi personaggi ovunque con o senza autorizzazione. Cercavamo opere che rendessero l’idea del suo percorso: non è stato facile perché non ci sono molte opere di Haring in giro, ma ci siamo riusciti ed il nostro lavoro è stato riconosciuto sia dai media sia dai grandi collezionisti.
Galleristi e collezionisti Ho sempre avuto un ottimo rapporto con molti galleristi e mercanti, perché sin dall’inizio hanno riconosciuto la mia intuitività nel scegliere le opere che avrebbero fatto la differenza sul mercato.
Per alcuni individuavo alle aste le opere che poi avrebbero fatto i grandi numeri. Con i collezionisti ho un rapporto speciale, molti di loro sono, poi, diventati nel tempo anche degli ottimi amici. Adoro vedere opere da me scelte personalmente entrare a far parte di importanti collezioni, soprattutto quando leggo negli occhi dell’acquirente il vero piacere che lo trasforma da semplice acquirente ad “autentico” collezionista. Importantissimo è anche il lavoro di tutto lo staff che mi circonda ed in particolare di mia sorella Cinzia, una persona molto preparata e competente senza la quale la galleria non sussisterebbe.
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Les italiennes a Cannes con la scultura di Rabarama

Particelle estinte, 2009, marmo di  Carrara, cm 250x195x128
Particelle estinte, 2009, marmo di Carrara, cm 250x195x128

Il made in Italy spopola a Cannes con grande successo de les italiennes. Infatti hanno già calcato la passerella della Croisette Sabina Guzzanti, applauditissima per il suo clamoroso Draquila, Giovanna Mezzogiorno, unica giurata italiana, Laura Chiatti, volto del premio Chopard, Roberta Armani, icona della moda e Rabarama, presente con quattro sculture in marmo di Carrara, a rappresentare l’arte italiana.
Le opere della scultrice romana sembrano guardare per un attimo alle forme pure e monumentali del classicismo francese, demolite e ridotte a grandi frammenti, reperti di un’epoca al tramonto. Tuttavia questi lavori si pongono come interlocutori del pubblico contemporaneo per il fatto che sulla superficie del marmo affiora la loro ragion d’essere, l’informazione storica e biologica, il genoma che portano dentro. Ragion per cui, sul volto di Particelle estinte (2009), tagliato a metà (resta l’emisfero sinistro, razionale), compare la struttura della cellula, che è anche quella del favo, effetto dell’operosità delle api, il più antico emblema dei sovrani francesi. Ad un movimento circolare di danza erotica o performance, strizzando l’occhio agli Young British Artists, sembra ricondursi invece la scultura Pres-tazione, che presenta un’aggraziata texture damascata. Leggi tutto “Les italiennes a Cannes con la scultura di Rabarama”