I percorsi dell’Utopia

Theodor Rehbenitz (1791 - 1861) Tobia e l’angelo - Foto: Andres Kilger SCALA/Art Resource, New York
Theodor Rehbenitz (1791 - 1861) Tobia e l’angelo - Foto: Andres Kilger SCALA/Art Resource, New York

In occasione della recente inaugurazione della mostra Utopia Matters. Dalle confraternite alla Bauhaus alla galleria Peggy Guggenheim di Venezia, percorriamo la traccia invisibile che unisce i temi dell’esposizione ad altri eventi attualmente in corso sul territorio nazionale.

Primitifs, Nazareni e Preraffaelliti, tra Sette e Ottocento scelsero di vivere un ideale romantico ritirandosi in comunità artistiche, privilegiando il contatto con la natura e il piacere del lavoro artigianale in contrapposizione alla dimensione disumana del lavoro industriale. Fondarono in tal modo una nuova estetica della natura e del vivere sociale. Il richiamo, tra gli altri, a Dante, Shakespeare, Keats e Ruskin, all’arte arcaica e alla pittura del primo rinascimento italiano, ispirò loro una pittura luminosa e ricercata, dai toni brillanti e dalle tematiche tratte dalla storie nazionali interpretate nello spirito del cristianesimo delle origini.

Tra i pittori di riferimento, con Perugino e Raffaello, vi fu il domenicano Beato Angelico, che dai preziosismi aurei del gotico internazionale seppe trarre una visione estatica e ieratica del dato naturalistico, considerato nella visione razionale della prospettiva rinascimentale e nella luce zenitale di cui farà tesoro Piero della Francesca.
All’Angelico è dedicata la mostra fiorentina Beato Angelico a Pontassieve. Dipinti e sculture del Rinascimento Fiorentino, fino al 27 giugno, cui è correlata, a Siena, fino all’11 luglio, Da Jacopo della Quercia a Donatello. Le arti a Siena nel primo Rinascimento. Leggi tutto “I percorsi dell’Utopia”

Il sogno dei Preraffaelliti

E. Burne-Jones, Musica,, olio su tela, The Ashmolean Museum, Oxford
E. Burne-Jones, Musica,, olio su tela, The Ashmolean Museum, Oxford

“La bellezza è verità, la verità bellezza, – questo solo sulla terra sapete, ed è quanto basta”, scrive John Keats sulla sua poesia più famosa, Ode to a grecian Urn (1820), notoriamente ispirata alla visione dei marmi del Partenone al British Museum.
Non si tratta della famosa sindrome da cui fu colpito il contemporaneo Sthendal, ma del mito del bello ideale cui si ispira il cinema d’oggi, con The Bright Star dell’australiana Jane Campion – che narra dell’amore del poeta inglese per la giovane ricamatrice Fanny Browne. Alla stessa nobile aspirazione si voterà, nella temperie dell’Inghilterra vittoriana, una confraternita di pittori inglesi, tra i quali William Holman Hunt e John Everett Millais, riunitasi nel 1848 attorno al figlio di un carbonaro italiano, Dante Gabriel Rossetti.
Omero, Dante, Boccaccio e Shakespeare, oltre ai romantici Blake, Keats, Shelley, Ruskin, Dickens sono nella letteratura tra i numi tutelari del movimento, ma in pittura i Preraffaelliti guardano, soprattutto inizialmente, al ritorno alla natura, al paesaggio e agli arcaismi dell’arte prerinascimentale in opposizione all’accademismo vigente; si rivolgono all’arte medievale di Giotto e al Quattrocento di Beato Angelico e Perugino, secondo l’esempio dei Nazareni, colonia di artisti tedeschi insediatasi a Roma (Lega di San Luca) e praticante il culto del cristianesimo delle origini.
Le immagini di Oxford e di Firenze e poi la Venezia di Ruskin si sovrappongono nei dipinti dai fondi chiari e bagnati e dai colori brillanti dei confratelli inglesi, ricchi di simbolismo, spiritualità, ma anche di sensualità e profusioni floreali e lineari anticipatrici dell’Art Nouveau. Leggi tutto “Il sogno dei Preraffaelliti”