Omaggio nel 2008 dei coniugi Pandini alla Fondazione Peggy Guggenheim, Il Ciclista di Mario Sironi è una delle opere più interessanti tra quelle di recente acquisizione. Nato a Sassari, Sironi frequentò l’Accademia di Belle Arti di Roma e lo studio di Giacomo Balla ed ebbe tra i suoi amici Gino Severini e Umberto Boccioni. Trasferitosi a Milano, Mario Sironi aderì al Futurismo, condividendo l’esperienza bellica di volontario ciclista assieme a Marinetti. “Il ciclista” appartiene a questo periodo, ma la pittura dell’artista si dimostra già molto personale. Iinfatti Sironi non pare interessato a rendere il movimento – tema forte del Futurismo -: in questa ipera i campi di colore sono netti e l’attenzione cade sui volumi. Tuttavia, pur interessato al Cubismo come anche alla pittura Metafisica di De Chirico – che cercava l’integrazione tra la tradizione artistica italiana e la sua avanguardia moderna, proponendo volumi solidi e monumentali e forme nettamente definite – Sironi certamente aderisce alla poetica del Futurismo.
Possiamo ascoltare un commento sull’opera Il ciclista grazie agli Icecubes di Ca’ Foscari:
Pittore o gallerista La mia passione è da sempre la pittura. Ho studiato all’istituto d’arte Pietro Selvatico di Padova e presso l’Accademia d’arte di Venezia, affascinato più dalla ricerca sulle tecniche e i materiali che dal dipingere. Come pittore avevo un ottimo contratto, ma al centesimo quadro ho smesso di dipingere. La carriera di artista, per certi mercanti, presuppone che, trovata una formula, la si porti avanti: non avrei più potuto sperimentare. I classici Nel 1987 ho cominciato ad esporre Fiume, Treccani, Cascella, come tanti altri, nella vecchia sede di via Dondi dell’Orologio, erano tempi difficili per l’arte contemporanea si vendevano solo i classici, e Padova non è mai stata Milano. L’anno dopo, visto che un’opera di Salvatore Fiume costava come un’opera di Lucio Fontana, ho cominciato a comprare le opere di Fontana in circolazione, e dopo una collettiva composta da lavori di Afro, Alberto Burri, Mario Sironi, nel 1988 ho allestito una personale di Lucio Fontana in contemporanea con il Guggenheim di Venezia. L’informale Scelgo sempre in base all’intuito e sono un istintivo. L’informale è la corrente artistica che più mi si addice e più mi solletica. Sono nato con l’informale, ho fatto mostre di: Tancredi, Afro, Burri, Vedova e Manzoni. Tancredi risveglia l’emozione, è molto romantico e coinvolge lo spettatore in modo molto diverso da Pollock, in realtà più freddo, forse perché legato alla sola azione. La Transavanguardia Ho guardato alla Transavanguardia quando nessuno ci credeva: allora sembrava che tutto fosse già stato detto e il nuovo orizzonte artistico italiano era formato solo da questi, allora giovani, artisti che cercavano di proporsi come alternativa all’egemonia della ricerca concettuale e di esprimere nuove idee attraverso una rivisitazione del passato, la ripresa della manipolazione e del colore con l’aiuto e l’appoggio del grande critico Achille Bonito Oliva. Il Nouveau Réalisme Il mio Nouveau Réalisme posso dire di averlo vissuto di prima persona, accanto al grande artista Arman, che ho frequentato e promosso direttamente in Italia, un artista pieno di risorse. Se ogni artista ha un auge che dura più o meno un decennio, i Nouveau Réalistes hanno avuto trent’anni per il talento con cui hanno recuperato e trasformato gli oggetti. Sempre pronti a creare nuove situazioni, sono ancora attualissimi e di caratura mondiale: vi sono opere di Arman e César in tutti i musei d’arte contemporanea del mondo. Basquiat Nel 1982 alla mostra Transavanguardia Italia/America di Modena mi colpii la “Monna Lisa” di Basquiat : una rappresentazione in chiave molto cruda, fatta di soli segno e gesto. Ho mostrato Basquiat in un allestimento itinerante tra Cortina e Forte dei Marmi, quando le quotazioni erano già alte, anche se ora lo sono molto di più; non avevo fatto calcoli, ero andato solo di intuito, lo riconoscevo un’artista di molto superiore agli altri, e non mi ha deluso. Keith Haring Haring, esposto nella nostra sede di Milano, sono riuscito ad averlo solo nel 2009. Un artista molto più attuale di Basquiat, più comunicativo con i giovani, che amano riprodurre i suoi personaggi ovunque con o senza autorizzazione. Cercavamo opere che rendessero l’idea del suo percorso: non è stato facile perché non ci sono molte opere di Haring in giro, ma ci siamo riusciti ed il nostro lavoro è stato riconosciuto sia dai media sia dai grandi collezionisti. Galleristi e collezionisti Ho sempre avuto un ottimo rapporto con molti galleristi e mercanti, perché sin dall’inizio hanno riconosciuto la mia intuitività nel scegliere le opere che avrebbero fatto la differenza sul mercato. Per alcuni individuavo alle aste le opere che poi avrebbero fatto i grandi numeri. Con i collezionisti ho un rapporto speciale, molti di loro sono, poi, diventati nel tempo anche degli ottimi amici. Adoro vedere opere da me scelte personalmente entrare a far parte di importanti collezioni, soprattutto quando leggo negli occhi dell’acquirente il vero piacere che lo trasforma da semplice acquirente ad “autentico” collezionista. Importantissimo è anche il lavoro di tutto lo staff che mi circonda ed in particolare di mia sorella Cinzia, una persona molto preparata e competente senza la quale la galleria non sussisterebbe. Leggi tutto “Dante Vecchiato. Autoritratto di un gallerista”