Tono Zancanaro al Roverella di Rovigo

 Brunalba. china a tratto bianca e nera su carttoncino azzurro senza data (inizio anni '60)
Brunalba. china a tratto bianca e nera su carttoncino azzurro senza data (inizio anni '60)

Fino al 23 dicembre 2010 al Palazzo Roverella di Rovigo si potrà visitare la mostra ‘Tono Zancanaro , un disegno degli dei’.

Intervistiamo in questa occasione Manlio Taddeo Gaddi, responsabile dell’Archivio Tono Zancanaro ed erede spirituale del maestro patavino che ha incantato generazioni con il realismo dei suoi Carusi,  ilsegno “attico” delle sue Levane e Brunalbe e con la satira tonante del Gibbo mussoliniano.

Come è nata l’idea di una grande mostra su Tono Zancanaro a Rovigo?

Sono trascorsi venticinque anni dalla morte di Tono Zancanaro (Padova, 1906 – 1985), ed i suoi lavori sono ancora oggi freschi ed attuali, tanto da precorrere lo sviluppo politico e sociale odierno. Questa mostra, sollecitata soprattutto dagli amici Gabbris Ferrari e  Giorgio Mazzon, è stata subito accolta dalla sensibilità dei responsabili della Fondazione Cassa di Risparmio.Per questo anniversario sono state allestite anche una mostra sull’opera grafica al museo di Peccioli (PI) e un’altra alla Eastoriuck Collection di Londra, dedicata al Gibbo.

In base a quale criterio sono state scelte le opere in esposizione?

Secondo un percorso cronologico di una selezione dei “cicli” che hanno caratterizzato l’opera di Zancanaro, partendo dai primi lavori disponibili risalenti agli inizi degli anni ’30 per finire con tre opere realizzate poco prima della morte. Non è stato possibile esporre tutti i cicli di Tono: abbiamo dato spazio ad alcuni dei più importanti (come il Gibbo) oppure a quelli legati al territorio come nel caso dell’alluvione del Polesine. Relativamente alle opere, è da sottolineare come alcune a sfondo politico, ancora oggi assolutamente attuali, non hanno potuto essere esposte per il loro contenuto dissacratorio. L’ampiezza degli spazi del Roverella ha consentito l’installazione di alcune teche per l’esposizione di terrecotte e ceramiche, fra i lavori meno noti di Tono ma non meno importanti.
In esposizione circa 160 opere, tutte accuratamente selezionate con l’aiuto di Ferrari e  Mazzon.

Tono Zancanaro, Gibba Gaetana Snaroctona, china a tratto del 1943
Tono Zancanaro, Gibba Gaetana Snaroctona, china a tratto del 1943

Quali sono i momenti salienti della mostra?

Un po’ tutta la mostra, per vari motivi, è un insieme di opere da valutare attentamente: da primi lavori degli anni trenta quando era allievo di Rosai, le tavolette disegnate ad olio sulle due facciate per motivi economici, i disegni del Gibbo, il ciclo della Levana, i lavori dell’alluvione e delle mondine, il Neogibbo con i giochi di parole (le Ipotesi azzardate delle problenatiche), i Mostri Palagonesi, le Brunalbe, le Circi, i Carusi, le opere dedicate a Padova, le incisioni in cavo, i ritratti dei genitori, le ultime opere del 1985.
Volendo dare una indicazione, consiglio di soffermarsi nella settima sala, dopo i Mostri Palagonesi, dove si trovano solo cinque opere fra cui spicca, a ricordare il rapporto che Tono ha avuto con i maggiori esponenti della vita culturale italiana (da Moravia a Carlo Bo, dai Sellerio a Guttuso, da Treccani a Sciascia per citare alcuni esempi) il ritratto ad olio che Carlo Levi realizzò nel 1971, suggello di una amicizia e di un rispetto reciproci portato fino alla fine. Nella stessa sala i ritratti dei genitori (quello del padre è uno dei pochi a volto scoperto: più frequentemente appare – come si vede nel quadri inserito nel ritratto della madre – addormentato sul tavolo della cucina con il capo appoggiato sulla mano), il ricordo del Partigiano impiccato dove la madre è la sua stessa madre, ed il carboncino del vecchio prigioniero dietro le sbarre (si appoggia anche ad un bastone, simbolo di vecchiaia) cui tutto è negato. Leggi tutto “Tono Zancanaro al Roverella di Rovigo”