Di là da dove, Giorgio Cattani al Torrione Art Gallery

Giorgio Cattani, Alabama 2011, tecnica mista su tela, 80 x 120, copyright Matteo Mangherini
Giorgio Cattani, Alabama 2011, tecnica mista su tela, 80 x 120, copyright Matteo Mangherini

E’ con una preziosa personale del maestro Giorgio Cattani, dal titolo Di là da dove, che il 23 gennaio scorso, il Jazz Club Ferrara ha riaperto le porte all’arte contemporanea inaugurando il progetto Torrione Art Gallery.

Un nuovo modo di proporre l’imprescindibile legame tra arte e musica jazz attraverso un’inconsueta e originale sede espositiva che, unita al ricchissimo palinsesto musicale, conduce alla scoperta di un’architettura suggestiva, il Torrione San Giovanni, consentendo la fruizione delle mostre non solo nelle serate di programmazione musicale, ma anche su appuntamento.
La redazione di Arti In Italy è andata alla scoperta di Di là da dove intervistando la curatrice, Eleonora Sole Travagli, già autrice del primo libro-guida sulla Casa Museo Remo Brindisi del Lido di Spina. Leggi tutto “Di là da dove, Giorgio Cattani al Torrione Art Gallery”

Il Teatro del Sogno da Chagall a Fellini / Intervista a Luca Beatrice

Magritte - L’avenir des voix 1927
Magritte - L’avenir des voix 1927

Dalle Avanguardie alla Transavanguardia, attraversando il neoavanguardismo che dalla fine degli anni ’50 si spinge fino ai tardi anni ’70: la mostra Il Teatro del Sogno da Chagall a Fellini (Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia) percorre un secolo di rivoluzioni artistiche che si sono generate in primis da rivoluzioni della coscienza e dalla consapevole  irruzione dell’inconscio nella vita quotidiana, ricercata attraverso la pratica dell’arte.

Il cinema ha un ruolo speciale nella storia del XX° secolo, in quanto, come settima arte, ha fatto sognare le masse di tutto il mondo. Rivolgiamo a questo proposito qualche domanda a Luca Beatrice, curatore dell’esposizione perugina, che annovera opere dei più grandi maestri del secolo, in un percorso storico artistico che esordice con i tardoromantici Böcklin e Klinger, citando l’imprescindibile metafisica di De Chirico, l’onirismo di Previati per poi entrare pienamente nel tema con i Dalì, Delvaux, Ernst, Magritte, Man Ray,Tanguy, quindi, l’esplosivo Gallizio e i pronipoti  Botero, Chia, Paladino, Schnabel, Salle – e il macabro Hirst.

Perchè una mostra sull’inconscio e sul sogno oggi?

Una mostra sul sogno non ha tempo in quanto parla alla parte più intima di ogni uomo. Esattamente come l’arte che fino dalle proprie origini ha sempre saputo rappresentare mondi diversi, a cominciare da quello
onirico.
Mi piace pensare a Teatro del Sogno come a una mostra capace di condurre lo spettatore in un viaggio libero da coordinate temporali o spaziali attraverso visioni fantastiche e universi inesplorati.
L’idea della mostra nasce in particolare da un libro che ho amato molto: Teatro del sonno, pubblicato da Guido Almansi e Claude Béguin nel 1987. Si trattava di una raccolta di stralci romanzeschi, racconti, parti di saggio che descrivevano il rapporto tra la creatività letteraria e il mondo del Sogno. Da qui il passaggio alle arti visive che trovano un punto di incontro con la letteratura proprio nella volontà di rappresentare il confine tra reale e immaginario, tra il sonno e la veglia.

Qual è secondo lei l’apporto del Surrealismo, anzi dei Surrealismi, all’immaginario contemporaneo?

Il Surrealismo non ha avuto un percorso di nascita, sviluppo e fine, i suoi confini sono restati labili nei decenni permettendogli di essere ancora perfettamente attuale senza mai smettere di esistere.
Siamo davanti a quella che appare come un’unica avanguardia espansa e in evoluzione, difficilmente controllabile e sorprendentemente attuale. Lo stesso termine “surreale” è spesso usato nel linguaggio comune.
La sua forza è stata quella di coinvolgere ogni campo creativo, oltre alle arti visive, la letteratura, il cinema,
il teatro, e la mancanza di una un’unica forte figura di riferimento in campo visivo come era stato per le altre avanguardie storiche.
Ciò che unisce le diverse personalità che aderiscono al movimento è identificabile nella predisposizione da parte di questi artisti a indagare sfere alternative della realtà, caratteristica riscontrabile in artisti
appartenenti a generazioni recenti come Fernando Botero e Julian Schnabel. Leggi tutto “Il Teatro del Sogno da Chagall a Fellini / Intervista a Luca Beatrice”

Dante Vecchiato. Autoritratto di un gallerista

Dante Vecchiato
Dante Vecchiato

Pittore o gallerista
La mia passione è da sempre la pittura. Ho studiato all’istituto d’arte Pietro Selvatico di Padova e presso l’Accademia d’arte di Venezia, affascinato più dalla ricerca sulle tecniche e i materiali
che dal dipingere. Come pittore avevo un ottimo contratto, ma al centesimo quadro ho smesso di dipingere. La carriera di artista, per certi mercanti, presuppone che, trovata una formula, la si porti avanti: non avrei più potuto sperimentare.

I classici

Nel 1987 ho cominciato ad esporre Fiume, Treccani, Cascella, come tanti altri, nella vecchia sede di via Dondi dell’Orologio, erano tempi difficili per l’arte contemporanea si vendevano
solo i classici, e Padova non è mai stata Milano.
L’anno dopo, visto che un’opera di Salvatore Fiume costava come un’opera di Lucio Fontana, ho cominciato a comprare le opere di Fontana in circolazione, e dopo una collettiva composta da lavori di Afro, Alberto Burri, Mario Sironi, nel 1988 ho allestito una personale di Lucio Fontana in contemporanea con il Guggenheim di Venezia.

L’informale

Scelgo sempre in base all’intuito e sono un istintivo. L’informale è la corrente artistica che più mi si addice e più mi solletica. Sono nato con l’informale, ho fatto mostre di: Tancredi, Afro, Burri, Vedova e Manzoni. Tancredi risveglia l’emozione, è molto romantico e coinvolge lo spettatore in modo molto diverso da Pollock, in realtà più freddo, forse perché legato alla sola azione.

La Transavanguardia

Ho guardato alla Transavanguardia quando nessuno ci credeva: allora sembrava che tutto fosse già stato detto e il nuovo orizzonte artistico italiano era formato solo da questi, allora giovani, artisti che cercavano di proporsi come alternativa all’egemonia della ricerca concettuale e di esprimere nuove idee attraverso una rivisitazione del passato, la ripresa della manipolazione e del colore con l’aiuto e l’appoggio del grande critico Achille Bonito Oliva.

Il Nouveau Réalisme

Il mio Nouveau Réalisme posso dire di averlo vissuto di prima persona, accanto al grande artista Arman, che ho frequentato e promosso direttamente in Italia, un artista pieno di risorse. Se ogni artista ha un auge che dura più o meno un decennio, i Nouveau Réalistes hanno avuto trent’anni per il talento con cui hanno recuperato e trasformato gli oggetti. Sempre pronti a creare nuove situazioni, sono ancora attualissimi e di caratura mondiale: vi sono opere di Arman e César in tutti i musei d’arte contemporanea del mondo.

Basquiat

Nel 1982 alla mostra Transavanguardia Italia/America di Modena mi colpii la “Monna Lisa” di Basquiat : una rappresentazione in chiave molto cruda, fatta di soli segno e gesto. Ho mostrato Basquiat in un allestimento itinerante tra Cortina e Forte dei Marmi, quando le quotazioni erano già alte, anche se ora lo sono molto di più; non avevo fatto calcoli, ero andato solo di intuito, lo riconoscevo un’artista di molto superiore agli altri, e non mi ha deluso.

Keith Haring

Haring, esposto nella nostra sede di Milano, sono riuscito ad averlo solo nel 2009. Un artista molto più attuale di Basquiat, più comunicativo con i giovani, che amano riprodurre i suoi personaggi ovunque con o senza autorizzazione. Cercavamo opere che rendessero l’idea del suo percorso: non è stato facile perché non ci sono molte opere di Haring in giro, ma ci siamo riusciti ed il nostro lavoro è stato riconosciuto sia dai media sia dai grandi collezionisti.
Galleristi e collezionisti Ho sempre avuto un ottimo rapporto con molti galleristi e mercanti, perché sin dall’inizio hanno riconosciuto la mia intuitività nel scegliere le opere che avrebbero fatto la differenza sul mercato.
Per alcuni individuavo alle aste le opere che poi avrebbero fatto i grandi numeri. Con i collezionisti ho un rapporto speciale, molti di loro sono, poi, diventati nel tempo anche degli ottimi amici. Adoro vedere opere da me scelte personalmente entrare a far parte di importanti collezioni, soprattutto quando leggo negli occhi dell’acquirente il vero piacere che lo trasforma da semplice acquirente ad “autentico” collezionista. Importantissimo è anche il lavoro di tutto lo staff che mi circonda ed in particolare di mia sorella Cinzia, una persona molto preparata e competente senza la quale la galleria non sussisterebbe.
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