A Palazzo Grimani i Giorgione dell’Accademia

La Tribuna di Palazzo Grimani a Santa Maria Formosa (Ve), foto: Claudio Biagi
La Tribuna di Palazzo Grimani a Santa Maria Formosa (Ve), foto: Claudio Biagi

Vittorio Sgarbi ha inaugurato l’esposizione Giorgione a Palazzo Grimani, chiaccheratissima per la paventata “performance” della locale pornostar Vittoria Risi accanto alla Nuda (1508), opera dell’artista di Castelfranco. Le altre due opere in mostra sono La Vecchia (1506) e la famosissima Tempesta (1507-1508).
Il palazzo cinquecentesco, già dimora dogale, è realizzato in un linguaggio architettonico che richiama lo stile classico dell’antica Roma e il complesso impianto allegorico delle sue decorazioni è stato realizzato da alcuni tra i più brillanti artisti del tempo, come Giovanni da Udine, Francesco Salviati, Camillo Mantovano e Federico Zuccari. La sala più ammirata fin dal Cinquecento è la Tribuna, che si sviluppa con un’alta cupola rivestita di cassettoni a stucco disposti prospetticamente: uno spazio che ospitava la collezione di sculture antiche di Giovanni Grimani, il quale, alla sua morte, la donò alla Repubblica. Questa dimora era il luogo più visitato a Venezia dopo Palazzo Ducale nelle visite ufficiali alla Repubblica.

Alcune nostre domande a Vittorio Sgarbi su Palazzo Grimani e il Giorgione.

Mi parli della mostra a Palazzo Grimani
Palazzo Grimani, con il Giorgione, è, credo, il più bel palazzo in assoluto e il più bel padiglione della Biennale, perchè si tratta di un edificio del Cinquecento restaurato da due anni e oggi aperto al pubblico. L’architetto che l’ha concepito è uno sperimentatore e un avanguardista: questo artefice che inventa un sogno, che crea un’architettura del tutto lirica, si colloca tra Palladio, Giulio Romano e Sanmicheli. Credo che fosse giusto mostrarlo e spero vengano a vederlo anche i visitatori della Biennale. Qui si rende visibile la realizzazione di un’opera. A questo proposito mi viene alla mente Tommaso Buzzi, architetto degli anni 50/60: anch’egli ha realizzato un sogno.

Perchè ha scelto di esporre le tre opere dell’Accademia di Belle Arti di Venezia?
Non ho concepito quest’evento come una mostra ma come un’estensione dell’Accademia, come se con Palazzo Grimani costituisse un’unico spazio.

Si può pensare di ricostruire qualche interno del Palazzo?
Questo lo farò sicuramente e lo vado a fare ora con le sculture del museo archelogico, cercando di non sguarnire troppo quel museo ma ricollocandone alcune: proprio oggi ne ho collocata una sopra il camino.

Palazzo Grimani
Ramo Grimani, Castello 485830122 Venezia
(+39) 041 52 00 345

www.palazzogrimani.org

Biennale Architettura / L’opinione di Vittorio Sgarbi

Vittorio Sgarbi alla Biennale, foto André Guarnieri
Vittorio Sgarbi alla Biennale, foto André Guarnieri

In occasione della Biennale di Architettura in corso a Venezia, Art In Italy ha intervistato Vittorio Sgarbi.

Cosa le è piaciuto di questa Biennale?
Mi sembra una esibizione ludica, di architetti che sono rimasti bambini e fanno il loro luna park. Poi qualcuno affronta un problema drammatico, come il padiglione Cile, dove hanno l’emergenza di un terremoto che ha scoperto mille km di architettura: lì c’è un problema reale da affrontare. Il resto mi sembra molto un divertimento, un gioco, in concorrenza con Biennale Arte.

E il Padiglione delle Esposizioni?
Anche questo è un po’ vacuo. Nel senso che uno non deve pensare di capire qualcosa, guarda e qualcosa lo colpisce come accade con le architetture di una città: perciò forse, in questo, è una mostra d’architettura. Certo non si direbbe che ci siano grandi idee, ci sono invece delle testimonianze ordinarie di un’architettura che non è riuscita a dimenticare la tradizione razionalistica e quindi avanza in maniera molto scolastica.

Può darci qualche anteprima sulla Biennale dell’anno prossimo, come prossimo direttore del Padiglione Italia?
Intanto vorrei liberare gli affreschi di Sant’Agata e Gentilini che sono sotto la facciata del Palazzo delle Esposizioni coperti dal cartongesso. Non si capisce perchè li abbiano coperti, questi pazzi (qualche minuto prima prendeva a pugni le colonne gridando “Questa è merda” ndr.).
Poi ho in mente di fare una Biennale con un Padiglione Italia a Venezia, a Roma, in tutta Italia, in Europa e nel mondo. Faccio la Biennale ovunque: ‘biennalizzo’ il mondo attraverso gli istituti culturali italiani all’estero e le sedi principali dei musei delle regioni.
Ci sarannno 1200 artisti distribuiti su tutto il territorio: 150 a Venezia, 150 per città: un’operazione d’inventario molto articolata, in occasione del centocinquantesimo dell’Unità d’Italia.
Devo capire come si misura la creatività degli artisti e limitarsi ad un numero ristretto diventa una posizione di parte. Devo tentare di far vedere come si muovono gli artisti negli ultimi 10 anni tenendo come riferimento il nuovo milennio. 2001-2011 sono dieci anni di creatività che  possono essere ben attestati da migliaia di artisti. La selezione sarà non troppo dura ma neanche troppo semplice.

Il tema?
Nessun tema… niente. Il tema è .. Babele!

Nino Migliori: i ritratti di Peggy a Palazzo Venier dei Leoni

Peggy Guggenheim fotografata da Migliori
Peggy in sala da pranzo, sopra il caminetto si distinguono Il clarinetto di Georges Braque (1912) e Maiastra di Constantin Brancusi (1912).1958. Archivio Collezione Peggy Guggenheim. Donazione Giovanni e Anna Rosa Cotroneo, 2010

Fino al 26 luglio la mostra “Peggy in Venice. Photographed by Nino Migliori” darà l’occasione di ammirare una serie di scatti in bianco e nero dedicati dal celebre fotografo bolognese alla grande collezionista americana, donati da Giovanni e Anna Rosa Cotroneo al museo veneziano, di cui quest’anno ricorre il trentennale dalla nascita.

Nel corso degli anni Peggy è stata musa, modella e mecenate per fotografi della levatura di Man Ray, Max Ernst, Roloff Beny, Berenice Abbot, André Kertesz, Gisèle Freund e Gianni Berengo Gardin, i cui ritratti sono tra i più noti e i più belli dell’arte del Novecento.
Alla fine degli anni Cinquanta, quando il pittore Emilio Vedova introduce Nino Migliori a Peggy Guggenheim e agli artisti della sua cerchia (Tancredi, Bacci, Santomaso, Guidi) il fotografo è già un “architetto della visione” rinomato per i suoi reportages neorealisti e per le sue sperimentazioni grafiche e pittoriche off camera sulla materia fotografica e sulle tecniche dell’informale aggiornate alle soluzioni più avanzate delle avanguardie europee (Wols, Tapies, Burri).
Nel 1958 Migliori conosce Peggy, la sua dimora e la sua collezione, che il fotografo le vede adattarsi “proprio come un abito”. L’incontro è senz’altro folgorante: i suoi  ritratti in bianco e nero diventano altrettanti omaggi all’arte contemporanea e al gusto della collezionista. Migliori non esita a sacrificare i canoni della fotografia per renderla essa stessa opera d’arte, modulando ogni sfumatura di un sontuoso bianco e nero. Leggi tutto “Nino Migliori: i ritratti di Peggy a Palazzo Venier dei Leoni”

Bambini, appuntamenti con l’arte

Matteo Rubbi e bambini, Festa dei Pirati, Ars_Artists in Residence Show, Fondazione Arnaldo Pomodoro
Matteo Rubbi e bambini, Festa dei Pirati, Ars_Artists in Residence Show, Fondazione Arnaldo Pomodoro

Le occasioni per avvicinare i più piccoli all’arte sono molteplici. Ne segnaliamo alcune.
L’arte per bambini è di casa al museo Peggy Guggenheim per le ultime domeniche di giugno con speciali KIDS  DAY dedicati a visite guidate al museo e laboratori a tema rivolti al pubblico più giovane, mentre i genitori possono fruire dell’esposizione in corso, “Utopia Matters. Dalle confraternite al Bauhaus”.
Per tutto il XX secolo buona parte del dibattito artistico e delle opere di grandi artisti, come Kandinsky,  Klee e Picasso, si è ispirato al lavoro dei bambini, delle popolazioni cosiddette primitive e anche dei malati mentali, cogliendo l’aspetto estetico di una creatività “non mediata” da sovrastrutture sociali. D’altro canto tra le priorità fondanti del vivere sociale è notoriamente l’educazione dei bambini e l’educare attraverso l’arte è una via privilegiata d’accesso alle idee alle strutture e al linguaggio che rappresentano il sostrato culturale di una società.
Dopo aver esplorato l’arte di Mondrian e il rapporto tra arte e parola nelle opere del Novecento, i prossimi KIDS DAY alla Guggenheim, verteranno, domenica prossima, sull’apprendimento della lingua inglese tramite la tecnica del puntinismo e, la seguente, sui libri d’artista: da sempre ricettacoli di creatività e sorprese, il libro d’artista spesso fu dedicato proprio bambini, pensiamo ad esempio alla storia del quadrato rosso e del quadrato nero di El Lizzitzky ( Su due quadrati, 1922) e all’opera imprescindibile di Bruno Munari.
Il museo veneziano si propone di “aiutare i piccoli visitatori a comprendere le opere del museo attraverso semplici analogie con la realtà quotidiana e l’esperienza diretta con le opere stesse. L’approccio metodologico fondamentale è rendere i concetti astratti o complessi il più immediati e comprensibili possibili. Altro obiettivo è coinvolgere i bambini attraverso le opere del museo utilizzando mezzi divertenti e stimolando le loro abilità creative attraverso laboratori. L’attività didattica non solo permette ai bambini di vedere le opere e l’arte econdo una modalità pensata e formulata in base ai loro interessi e al loro grado di attenzione, ma offre inoltre ai genitori l’opportunità di apprezzare la collezione in tranquillità e secondo i propri tempi mentre i bambini imparano giocando“. (www.guggenheim-venice.it)

Da qualche tempo infatti fioriscono in tutt’Italia prestigiose iniziative dedicate ai bambini, come la Pinacoteca Internazionale dell’Età Evolutiva “Aldo Cibaldi” di Rezzato (BS) che, grazie all’apporto di artisti ed insegnanti specializzati si propone di formare adulti e bambini di ogni nazionalità all’espressione creativa con programmi riconosciuti a livello europeo (http://www.pinac.it/). Leggi tutto “Bambini, appuntamenti con l’arte”

I piatti dell’Utopia

Piatti di Utopia - ph. Andrea Sarti/CAST1466
Piatti di Utopia - ph. Andrea Sarti/CAST1466

Fino al 25 luglio l’ Executive Chef del Gritti Palace di Venezia, Daniele Turco, invita i clienti del Ristorante Club del Doge alla degustazione di un coloratissimo Menu ispirato alle opere della mostra Utopia Matters. Dalle confraternite al Bauhaus, recentemente inaugurata al Museo Peggy Guggenheim.
Dall’antipasto al dessert le quattro creazioni dello Chef, il cui motto è Accostare senza mai coprire, fissano i momenti salienti della mostra veneziana, che prende le mosse dal purismo dei Nazareni per addentrarsi nella visione spiritualizzata della natura degli americani Cornish e nella dissoluzione analitica del paeseggio Neoimpressionista, concludendosi con la nuova sintesi formale dei Costruttivisti russi.
La pittura di tocco dei Neoimpressionisti, che dall’accostamento scientifico di colori puri e brillanti genera il mosaico dell’immagine, ha ispirato la tricromia dell’entrée, costruita sul piatto con insalata ricciola, gamberi rossi e piovra con acqua di pomodoro, gin, sedano e misticanze.
All’ideale di fratellanza e di vita ascetica della confraternita dei Nazareni è dedicata la scelta delle materie prime essenziali che compongono il primo piatto: paccheri in salsa di calamaretto con cerfoglio, piselli novelli e briciole croccanti profumate agli agrumi.
La visione panica ed estetizzante dell’utopia e della natura rappresentata nelle opere degli artisti americani della Cornish Colony è concettualmente ripresa ed esaltata nella portata di pesce con tranci di coda di rospo, salsa ai ricci di mare e corallo, adagiati sul prato verde fiorito.
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