Tono Zancanaro a Sutri. Gibbo e Demopretoni – A cura di Roberta Reali

Tono Zancanaro, Noi siamo in marcia.- ecc... Gibbo (cat. 3115 ASTZ)
Tono Zancanaro, Noi siamo in marcia.- ecc… Gibbo (china a tratto, 197×225, 1944, cat. 3115 Gibbo, ASTZ)

Creatura deforme d’ispirazione mussoliniana, Il Gibbo, disegnato da Tono Zancanaro a Padova nell’ambito dell’antifascismo universitario clandestino di fine anni Trenta, si può considerare quale protogono delle serie espressioniste di Roger Ballen e Silvio Pasqualini  (a cura di A. Rossi) che i disegni di Tono, presentati da Vittorio Sgarbi,  hanno introdotto in occasione dell’inaugurazione della mostra ASSEMBLA-MENTI, lo scorso 20 maggio, alla galleria Alice Schanzer di Sutri, dedicata all’attualità delle tematiche di regime.
Laddove il nitido segno neoellenico dell’artista patavino danza sull’orlo dell’abisso, descrivendo satiricamente le aberrazioni politiche della dittatura in ampie forme esuberanti e “apodionisiache”, classicamente erotiche e dissacranti, in un altro continente, le opere del fotografo sudafricano Roger Ballen rievocano surreali “rayografie” tratte dai depositi di polvere di una dolorosa Mariée. Addentrandosi nelle profondità della psiche e della storia, oltre la resa superficiale del dato “reale”, sino ad incontrarne il baratro, il fotografo scoperchia il vaso di Pandora, lasciandone fuoriuscire larve ed ectoplasmi, creature archetipe e subumane, totem, tabù e feticci contemporanei, dal potente vitalismo dark.
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Maurizio Avi – Ritratto di Silvia

M. Avi, Silvia, 2013, olio su tela, 60 x 80 cm
M. Avi, Silvia, 2013, olio su tela, 60 x 80 cm

Maurizio Avi nasce a Zagarolo (Roma) nel 1953, da padre ebanista e madre cantante lirica. Qui inizia la propria formazione nel laboratorio del padre, a contatto con la natura.
Lo scultore Giuseppe Uncini lo “scoprirà” in seguito, all’Istituto d’Arte Roma 1, e con lui realizzerà preziosi gioielli d’autore.
Il giovane Avi comincia a frequentare gallerie e studi d’artista e, nel contempo, intraprende una collaborazione con il maestro Sergio Paternostro della ditta “Bulgari”, specializzandosi nella scultura di pietre preziose. Leggi tutto “Maurizio Avi – Ritratto di Silvia”

Bice Curiger: la Biennale “Illuminata”

The Light Inside', Installazione di James Turrell, 1999, Museum of Fine Arts, Houston
The Light Inside', Installazione di James Turrell, 1999, Museum of Fine Arts, Houston

Venezia in questi giorni lavora febbrilmente alle vernici della 54. Esposizione Internazionale d’Arte. Ai 28 padiglioni “storici” dei Giardini, utilizzati da 30 paesi titolari se ne aggiungono altri 59, per un totale di 87, distribuiti tra l’arsenale e il centro storico, dodici in più della passata edizione.
Per la prima volta si presentano alla Biennale Andorra, Arabia Saudita, Repubblica Popolare del Bangladesh, Haiti, e ritornano in mostra: India, Repubblica Democratica del Congo, Iraq, Repubblica dello Zimbabwe, Sudafrica, Costa Rica e Cuba.
La curatrice svizzera Bice Curiger ha scelto per questa mostre il titolo ILLUMInations, in omaggio alla vocazione internazionale della mostra, ma pensando anche ad Arthur Rimbaud, Walter Benjamin, al sufismo persiano e ai diritti umani propugnati dall’Illuminismo. Infatti anche questa mostra è alquanto composita, “frammentaria”, “transitoria”, nelle parole della storica, tuttavia volta alla ricerca di elementi d’unione nella precarietà del mondo dell’arte odierno.
Tra gli artisti in esposizione è annoverato (ai Giardini) anche Jacopo Tintoretto: un’operazione, quella dell’accostare opere d’arte antica e  moderna a quadri contemporanei, cui la storica elvetica non è nuova. I risultati saranno tutti da vedere, certo è che l’operazione di restauro ed esposizione in un contesto contemporaneo del gruppo di dipinti, provenienti dalla basilica di San Giorgio e dalla Scuola Grande di San Rocco a Venezia, è già di per sé vincente per l’amore che il grande pubblico di solito riserva alla rivisitazione dei dipinti storici esposti nei contenitori dell’arte e dei media contemporanei. La Curiger ha incaricato inoltre quattro artisti (Monika Sosnowska, Franz West, Song Dong e Oscar Tuazon) di costruire para-padiglioni che ospiteranno le opere di alcuni partecipanti.
Tra i nomi di cui si fregiano le varie sezioni della Mostra figura quello dello scultore anglo-indiano Anish Kapoor, presente proprio all’interno della palladiana San Giorgio con una delle sue opere più ineffabili; James Turrel, ancora uno “scultore” di spazi di luce; l’immancabile goliarda Cattelan con i suoi piccioni impagliati (gia visti all’Arsenale) incombenti sulle opere in esposizione e quindi grandi nomi come Pablo Echaurren, Gillo Dorfles, Michelangelo Pistoletto, Getulio Alviani, Cindy Sherman, Sigmar Polke, Franz West, e molti altri divi e artisti noti e meno noti da scoprire visitando le innumerevoli sedi espositive sorte in ogni dove nella città lagunare e anche nelle altre. Leggi tutto “Bice Curiger: la Biennale “Illuminata””

A Palazzo Grimani i Giorgione dell’Accademia

La Tribuna di Palazzo Grimani a Santa Maria Formosa (Ve), foto: Claudio Biagi
La Tribuna di Palazzo Grimani a Santa Maria Formosa (Ve), foto: Claudio Biagi

Vittorio Sgarbi ha inaugurato l’esposizione Giorgione a Palazzo Grimani, chiaccheratissima per la paventata “performance” della locale pornostar Vittoria Risi accanto alla Nuda (1508), opera dell’artista di Castelfranco. Le altre due opere in mostra sono La Vecchia (1506) e la famosissima Tempesta (1507-1508).
Il palazzo cinquecentesco, già dimora dogale, è realizzato in un linguaggio architettonico che richiama lo stile classico dell’antica Roma e il complesso impianto allegorico delle sue decorazioni è stato realizzato da alcuni tra i più brillanti artisti del tempo, come Giovanni da Udine, Francesco Salviati, Camillo Mantovano e Federico Zuccari. La sala più ammirata fin dal Cinquecento è la Tribuna, che si sviluppa con un’alta cupola rivestita di cassettoni a stucco disposti prospetticamente: uno spazio che ospitava la collezione di sculture antiche di Giovanni Grimani, il quale, alla sua morte, la donò alla Repubblica. Questa dimora era il luogo più visitato a Venezia dopo Palazzo Ducale nelle visite ufficiali alla Repubblica.

Alcune nostre domande a Vittorio Sgarbi su Palazzo Grimani e il Giorgione.

Mi parli della mostra a Palazzo Grimani
Palazzo Grimani, con il Giorgione, è, credo, il più bel palazzo in assoluto e il più bel padiglione della Biennale, perchè si tratta di un edificio del Cinquecento restaurato da due anni e oggi aperto al pubblico. L’architetto che l’ha concepito è uno sperimentatore e un avanguardista: questo artefice che inventa un sogno, che crea un’architettura del tutto lirica, si colloca tra Palladio, Giulio Romano e Sanmicheli. Credo che fosse giusto mostrarlo e spero vengano a vederlo anche i visitatori della Biennale. Qui si rende visibile la realizzazione di un’opera. A questo proposito mi viene alla mente Tommaso Buzzi, architetto degli anni 50/60: anch’egli ha realizzato un sogno.

Perchè ha scelto di esporre le tre opere dell’Accademia di Belle Arti di Venezia?
Non ho concepito quest’evento come una mostra ma come un’estensione dell’Accademia, come se con Palazzo Grimani costituisse un’unico spazio.

Si può pensare di ricostruire qualche interno del Palazzo?
Questo lo farò sicuramente e lo vado a fare ora con le sculture del museo archelogico, cercando di non sguarnire troppo quel museo ma ricollocandone alcune: proprio oggi ne ho collocata una sopra il camino.

Palazzo Grimani
Ramo Grimani, Castello 485830122 Venezia
(+39) 041 52 00 345

www.palazzogrimani.org

Biennale Architettura / L’opinione di Vittorio Sgarbi

Vittorio Sgarbi alla Biennale, foto André Guarnieri
Vittorio Sgarbi alla Biennale, foto André Guarnieri

In occasione della Biennale di Architettura in corso a Venezia, Art In Italy ha intervistato Vittorio Sgarbi.

Cosa le è piaciuto di questa Biennale?
Mi sembra una esibizione ludica, di architetti che sono rimasti bambini e fanno il loro luna park. Poi qualcuno affronta un problema drammatico, come il padiglione Cile, dove hanno l’emergenza di un terremoto che ha scoperto mille km di architettura: lì c’è un problema reale da affrontare. Il resto mi sembra molto un divertimento, un gioco, in concorrenza con Biennale Arte.

E il Padiglione delle Esposizioni?
Anche questo è un po’ vacuo. Nel senso che uno non deve pensare di capire qualcosa, guarda e qualcosa lo colpisce come accade con le architetture di una città: perciò forse, in questo, è una mostra d’architettura. Certo non si direbbe che ci siano grandi idee, ci sono invece delle testimonianze ordinarie di un’architettura che non è riuscita a dimenticare la tradizione razionalistica e quindi avanza in maniera molto scolastica.

Può darci qualche anteprima sulla Biennale dell’anno prossimo, come prossimo direttore del Padiglione Italia?
Intanto vorrei liberare gli affreschi di Sant’Agata e Gentilini che sono sotto la facciata del Palazzo delle Esposizioni coperti dal cartongesso. Non si capisce perchè li abbiano coperti, questi pazzi (qualche minuto prima prendeva a pugni le colonne gridando “Questa è merda” ndr.).
Poi ho in mente di fare una Biennale con un Padiglione Italia a Venezia, a Roma, in tutta Italia, in Europa e nel mondo. Faccio la Biennale ovunque: ‘biennalizzo’ il mondo attraverso gli istituti culturali italiani all’estero e le sedi principali dei musei delle regioni.
Ci sarannno 1200 artisti distribuiti su tutto il territorio: 150 a Venezia, 150 per città: un’operazione d’inventario molto articolata, in occasione del centocinquantesimo dell’Unità d’Italia.
Devo capire come si misura la creatività degli artisti e limitarsi ad un numero ristretto diventa una posizione di parte. Devo tentare di far vedere come si muovono gli artisti negli ultimi 10 anni tenendo come riferimento il nuovo milennio. 2001-2011 sono dieci anni di creatività che  possono essere ben attestati da migliaia di artisti. La selezione sarà non troppo dura ma neanche troppo semplice.

Il tema?
Nessun tema… niente. Il tema è .. Babele!