Biennale Architettura: alla scoperta di nuovi spazi di libertà

16. Mostra Internazionale d'Architettura a Venezia. Finestra di Carlo Scarpa al Padiglione Centrale dei Giardini della Biennale,
16. Mostra Internazionale d’Architettura a Venezia. Finestra di Carlo Scarpa al Padiglione Centrale dei Giardini della Biennale. Foto Octavian Micleusanu

Yvonne Farrell e Shelley McNamara iniziano la Biennale dove Alejandro Aravena  l’aveva lasciata e immaginano un tempo presente/passato/futuro dove lo spazio dell’architettura si apre al dialogo con il pubblico, possibilmente con il sociale  e anche con l’ambiente.  Si presta attenzione ai materiali, a ciò che la natura dona, e che i nostri manufatti del passato lasciano in eredità al presente. Al Manifesto – appello di Farrel-McNamara ad un’architettura più generosa e umana, hanno risposto molti tra i più famosi architetti mondiali, e anche le partecipazioni nazionali  hanno raccolto il guanto.  L’immaginazione, così come lo fa la natura, irrompe negli spazi abbandonati, recuperati e restituiti al pubblico con minimi interventi architettonici. Si riscoprono i metodi costruttivi tradizionali accanto ai nuovi:  il fascino del mattone, del legno, della terra cruda e dei dettagli curati in modo artigianale, accanto agli usi più raffinati del cemento armato. Leggi tutto “Biennale Architettura: alla scoperta di nuovi spazi di libertà”

12 ^ Biennale Architettura – Quando l’energia diventa forma

Prototipi di macchine del tempo
Il critico Hans Ulrich Obrist con uno dei prototipi di macchine del tempo, invisibili network di energia e pendoli giganti nella sala Carnelutti presso la fondazione Cini di Venezia, (beyondentropy.aaschool.ac.uk)

Ad un mese dalla chiusura Biennale Architettura è più visitata che durante le vernici (il record di presenze è stato raggiunto lo scorso weekend con 7.660 ingressi). Tra le ragioni di questo successo è senz’altro la qualità egli eventi proposti, alcuni dei quali saranno ripresi da Art in Italy fino a fine mostra.

Può essere interessante scoprire i retroscena che stanno a monte di un’esposizione, di un meeting, ma anche di un’opera d’arte, d’architettura, o scienza, o di tutto ciò messo insieme, come è il caso delle futuribili proposte di studio sul rapporto tra energia e forma di cui parlerà con noi l’architetto Stefano Rabolli Pansera, che per due anni ne ha curato la presentazione alla Biennale di Venezia.

Dr. Pansera com’è nato il simposio Beyond Entropy: When Energy Becomes Form (26 Agosto – 19 Settembre 2010)?
L’Architectural Association due anni fa ha organizzato una serie di progetti di ricerca trasversali ed ha indetto un concorso per riunirli sotto lo stesso titolo: è stato scelto il tema dell’energia, che io ho proposto, perchè è trasversale e unisce diversi punti di vista: tecnologico, storico, sociale, politico. Questo ampio progetto, presentato alla 53. Biennale d’Arte, è volto in realtà a stimolare la ricerca: a questo fine sono esposti per la prima volta in questo simposio i modelli dei prototipi di macchine del tempo, invisibili network di energia e pendoli giganti, che saranno rielaborati ulteriormente per il prossimo anno.

Come si struttura il suo progetto?
Siamo partiti dal problema cruciale dei fondi. Gli sponsor mi hanno chiesto che cosa avrebbero dovuto finanziare. Io non potevo rispondere che il mio intento era di far incontrare architetti, scienziati ed artisti affinchè definissero il da farsi. Perciò ho affrontato la questione trovando uno sponsor per la realizzazione dei prototipi con i quali, in un secondo tempo, cercherò altre sponsorizzazioni. Quindi, la mostra dei prototipi per Biennale Architettura è una prima fase del progetto che, mi auguro, tornerà completato l’anno prossimo a Venezia, dopo un tour che toccherà Milano, Roma, Ginevra, Londra.

Perchè ha scelto le forme del simposio e del workshop?
Tutto è incominciato a Londra dove ho organizzato una serie di conferenze in cui sono stati interpellati artisti, scienziati e architetti per parlare dei loro lavori. Artisti straordinari come Martin Creed, David Claerbout, Giovanni Anceschi, scienziati come Roberto Trotta, Vid Stojevic, architetti come Enzo Mari, Massimo Bartolini e Wilfredo Prieto hanno contribuito a questa ricerca. E’ stato il primo passo, una sorta di rodaggio, per entrare in quest’ottica di energia, entropia e forma.
Il secondo passaggio è stata la visita al Cern di Ginevra (e al suo Larger Hadron Collider), dove si sono incontrati gli otto gruppi di lavoro. Poi c’è stata la costruzione dei prototipi già in mostra a Venezia e quindi il simposio internazionale. Non mi aspetto che tutto ciò sia classificato come opera d’arte, esperimento scientifico o architettura, ma mi interessa che le tre cose si uniscano in quello che Aldo Rossi definiva invenzioni inaspettate: proprio questa carica non ancora classificabile può fornire un nuovo paradigma per ripensare l’energia. Leggi tutto “12 ^ Biennale Architettura – Quando l’energia diventa forma”